Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 03 Giugno 2018
«Salvini può dare la scossa al Paese»
Il comizio in piazza a Sondrio: associazioni di categoria e sindacato hanno commentato le parole del neo ministro. Repossini: «Bene la difesa dei prodotti made in italy». Gritti: «Ora è il momento di dare stabilità al Paese».
Non si sono lasciate attendere le reazioni degli esponenti delle associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali, dopo la formazione del nuovo governo e, soprattutto, le parole del neo ministro dell’Interno e vice premier Matteo Salvini nel corso del comizio di giovedì sera a Sondrio.
Proprio Salvini, ad esempio, ha rivendicato con orgoglio l’assegnazione alla Lega del ministero dell’Agricoltura «per difendere il territorio e i nostri prodotti e far sì che i nostri bambini mangino prodotti italiani, buoni, e non schifezze provenienti da chissà dove».
«Da parte nostra - ha “risposto” a questa sollecitazione Andrea Repossini, direttore della Coldiretti di Sondrio - vanno gli auguri di buon lavoro al nuovo governo. Se si parla di concetti come la tipicità, la tracciabilità e il rilancio del territorio noi non possiamo che esprimere il nostro favore, ma naturalmente staremo attenti a monitorare quanto verrà effettivamente fatto. Quello che ci caratterizza è l’altissima qualità dei nostri prodotti e quest’ultima non è certamente copiabile: il problema, però, è che dall’altra parte del mondo, ad esempio, il lavoro costa un millesimo rispetto all’Italia, mentre le nostre aziende per essere competitive hanno bisogno di equità dei costi».
E, in tal senso, sono di strettissima attualità altre parole pronunciate giovedì a Sondrio da Matteo Salvini e cioè quelle relative a snellimento della burocrazia e a una minore pressione fiscale: «Sarebbe importante - ha proseguito Repossini se si riuscissero a trovare le giuste finestre fiscali per agevolare le aziende. Sarebbe interessanti se un’azienda agricola avesse più soldi a disposizione e se, attraverso una defiscalizzazione, rimassero più soldi anche nelle tasche dei dipendenti».
Lavoratori e temi economici stanno ovviamente a cuore anche alle organizzazioni sindacali: a Sondrio, Matteo Salvini ha parlato di «mettere finalmente mano alla legge Fornero per consentire di andare, meritatamente, in pensione, a chi ha lavorato per una vita intera».
Guglielmo Zamboni, segretario provinciale della Cgil di Sondrio, ricorda però che quella di una modifica della legge Fornero è una questione che il sindacato rivendica ormai da molto tempo: «Rivendichiamo da tempo - ha spiegato Zamboni - uno sbocco flessibile per quanto riguarda le pensioni, una richiesta inserita anche nei nostri documenti congressuali a livello nazionale. Vogliamo un sistema flessibile, con un’uscita dai 62 anni in avanti o con 41 anni di anzianità».
Diversa, invece, la linea di Zamboni su un altro provvedimento nel programma di Governo, cioè la Flat Tax: «Le imposte - ha proseguito il segretario generale della Cgil di Sondrio - devono essere in un sistema graduale, con un innalzamento delle detrazioni per il lavoro dipendente da compensare con l’abbassamento delle soglie che rendono esenti i grandi patrimoni. L’opposto, insomma, di quel che si vuole fare con la Flat Tax».
Senza scendere troppo nel merito delle misure che il governo sarà chiamato a prendere, invece, Gionni Gritti, presidente di Confartigianato Imprese Sondrio, è rimasto colpito dal carisma mostrato a Sondrio dal neo ministro dell’Interno: «Ho trovato un Salvini che non conoscevo - ha svelato Gritti -, molto chiaro e deciso su quello che vorrà fare. Ritengo questo un momento opportuno perché ci sia il cambiamento e il momento giusto per fare la scelta di un governo politico e non tecnico per iniziare a dare stabilità al Paese».
«Ho fatto la tessera della Lega nel ’90 - ha raccontato Salvini giovedì sera - quando andavo al liceo: odiavo le ingiustizie e la politica che era solo parole e niente fatti. Ho deciso di provare con la Lega: mi sembravano un po’ “strani”, ma ruspanti. Mai nella vita avrei pensato di diventare segretario della Lega e men che meno ministro. Ci vuole follia, coraggio, ma io sono uno che va sempre fino in fondo. È un dovere per i miei due figli a cui sto togliendo tanto tempo, ma a cui spero di restituire qualcosa di buono. Contate pure su di me come io conto su di voi e, se la gente è quella che vedo qui stasera, non ci ferma nessuno».
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