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Giovedì 21 Febbraio 2013
Rumo: sulle cantine di Bianzone
il rischio di non avere futuro
«Ma sono stati calcolati i rischi se la cantina cooperativa Villa di Tirano Bianzone dovesse andare in mano, come pare, ad una proprietà non valtellinese? Quali le possibili prospettive per il futuro?». La domanda è di Gianluigi Rumo, titolare dell'azienda agricola Rumo di Villa di Tirano
Bianzone - «Ma sono stati calcolati i rischi se la cantina cooperativa Villa di Tirano Bianzone dovesse andare in mano, come pare, ad una proprietà non valtellinese? Quali le possibili prospettive per il futuro?».
Lo domanda Gianluigi Rumo dell'azienda agricola Rumo di Villa di Tirano, che la scorsa estate, in nome e per conto di un gruppo di persone associate, aveva scritto una lettera alla Cantina per manifestare l'intenzione di ritirare l'azienda.Nessuna risposta era arrivata allora, mentre è di qualche giorno la notizia che l'assemblea dei soci della cantina ha approvato, a maggioranza dei voti, la proposta di cessione di un ramo d'azienda con il conferimento del mandato al consiglio di amministrazione della cantina per le operazioni e gli atti conseguenti.
Ad aver presentato la proposta - ancora non ufficializzata nero su bianco o, almeno, i soci non hanno ancora avuto modo di vederla - la società Apri Sviluppo con sede legale a Lomazzo, in provincia di Como.
Rumo, a dire il vero, non ha molta voglia di parlare, è dispiaciuto per come è andata la vicenda e sa anche che il suo intervento non servirà a molto. Ma sono in tanti a credere che la via aperta dalla cantina per il salvataggio o per lo meno per il pagamento dei debiti abbia ad ora degli aspetti che sono ancora tutti da chiarire.
I villaschi e i soci della cooperativa sono rassegnati ormai e puntano ad ottenere i soldi delle vendemmie arretrate oltre che a sanare il forte debito della cantina. Ma poi cosa succederà? «Sappiamo tutti che se l'investitore fosse stato valtellinese sarebbe stato meglio - afferma a questo proposito Gianluigi Rumo -, perché avrebbe avuto un'attenzione diversa per il territorio e il settore vitivinicolo, vivendo e operando in questa Valle. Difatti la proposta che era partita la scorsa estate sarebbe stata sostenuta proprio da un investitore locale».
Con questa proposta si puntava al mantenimento del lavoro alle famiglie dei dipendenti e dei propri soci, al rilancio e alla resa produttiva dell'attività affinché i vigneti, il territorio terrazzata si mantenessero anche in futuro.
Ma anche alla sistemazione dei cinque ettari di vigneti non ancora in produzione, al rilancio del "controterzista" nella produzione ed imbottigliamento per un servizio ai piccolo produttori della zona.
Nel progetto che era stato presentato erano state individuate le maggiori figure di riferimento per un'azienda, dall'enologo al commerciale, ma di fondamentale importanza la presenza di un investitore.
«Nel caso di Apri Sviluppo fa specie che il presidente della società non ci fosse alla riunione dei soci per presentare il progetto - aggiunge in conclusione Gianluigi Rumo - e fa altrettanto pensare che non si capisca dove sia la sede legale della società, né che sia possibile contattarla. Ma se è questo che i soci vogliono, con tutti i rischi che ne possono conseguire, a questo punto facciamo come credono».
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