Cara Provincia,
c'è ancora gente che per fortuna si indigna e in qualche modo esce dalla banale esistenza quotidiana con azioni degne di ammirazione e rispetto.
Migliaia di persone si sono riunite nel centro di Oslo mettendosi a cantare la canzone che il mostro norvegese Anders Behring Breivik detesta di più, "Children of the rainbow", un brano adattato del cantautore americano Pete Seeger, colpevole, secondo il pluriomicida, di essere uno strumento di indottrinamento marxista.
La gente di Oslo ha voluto riunirsi e dare un segnale forte contro la violenza e il razzismo, intonando proprio sotto le finestre del tribunale dove Breivik è processato la versione norvegese della canzone, opera di Lillebjoern Nilsen, un notissimo cantante folk locale. È un inno all'uguaglianza e al rispetto per l'ambiente, che secondo i vaneggiamenti del folle assassino sarebbe «un lavaggio del cervello imposto agli scolari norvegesi».
La dimostrazione del popolo norvegese fa riflettere a lungo, e pensare a come i gravi fatti di cronaca siano ancora capaci di sferzare le coscienze, e suscitare un moto di riprovazione che spinge a riunirsi e manifestare.
Cosa da noi purtroppo sempre più rara, perché l¹indifferenza e l'omologazione costringono al silenzio e al qualunquismo, anche nei confronti di una cosa orribile come il razzismo.
Augusto Saviani
Caro Saviani,
la coscienza civile di un popolo si misura anche da testimonianze come questa di Oslo e anche la capacità di non trascendere, e rimanere sempre entro binari di tolleranza, cosa difficile da contrapporre alla lucida follia di Breivik.
Però la dimostrazione di compattezza e attenzione dimostrata dai norvegesi non è certo cosa comune, e sicuramente di insegnamento per molti, noi compresi, ormai abituati a indignarci e quasi sempre passando il segno - quasi solamente per questioni calcistiche o comunque ben più futili della strage di Utoya che costò la vita a 77 persone.
Vittorio Colombo
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