Riqualificazione del Bione, arrivano i progetti. Il sindaco: «Partiremo dalla piscina»

La gestione “temporanea”, ovvero di due anni, da qui al 2026, del centro sportivo comunale Al Bione è allo studio. Ma non sembra a rischio. Quel che invece sembra, da decenni, a rischio, è la riqualificazione del centro sportivo comunale “Al Bione” resa, tra l’altro, più complicata dalla concomitanza con la costruzione del Quarto Ponte che cambierà il volto dell’intera viabilità intorno al centro. Non a caso anche l’ultima ipotesi progettuale, quella del consorzio mantovano-bergamasco che aveva proposto un mega centro da 40 milioni di euro, prevedeva di spostare l’ingresso su quello che è diventato il nuovo parcheggio di via Don Ticozzi, ovvero lato campi da calcio. Ma questi sono solo dettagli tecnici. La domanda, concreta, reale, ma piena di incertezza che tutti si pongono a Lecco è un’altra: “Quando vedremo un Bione riqualificato?”.

Naturalmente il sindaco Mauro Gattinoni non lo può sapere con certezza. Tutti i sindaci, da Pogliani in poi, ci hanno provato. Ma il “Gatto” spiega: “Il tema è “monster”, gigantesco – ammette -. La strategia che abbiamo approvato dopo il project leasing che non è andato in porto, anche perché cubava 40 milioni di euro che non avevamo, è quelli di affidare un bando di progettazione che studi le alternative progettuali per il Bione, con 120mila euro di investimento. Ma deve fornirci almeno tre alternative. Anche quattro, cinque o sei se crede… La prima è quella che prevede una manutenzione ordinaria e, negli altri due step, voglio che sia spiegato, per moduli, soprattutto dal punto di vista dei costi, cosa si potrà fare con palazzetto, palestra, piscina, campi, e via dicendo. Il tutto da realizzare a blocchi, possibilmente senza mai chiudere il Bione del tutto, e con fondi che possiamo andare a cercare solo quando questo progetto ci sarà, nero su bianco”. Sembra che una dozzina di studi di progettazione o liberi professionisti stiano manifestando il loro interesse alla stesura di questo progetto: “Entro un mese sapremo, ma sono più di dodici quelli che hanno già risposto. Prima hanno aderito alla manifestazione d’interesse. Poi bisognava escludere chi presentava anomalie. Ma nessun’anomalia è stata riscontrata per cui sono stati invitati tutti quelli interessati. Ora sceglieremo tra di essi il progettista che svilupperà, con 120mila euro, l’ipotesi che ci è stata proposta e che ci è piaciuta di più. Anche perché non è detto poi che tutti gli “invitati” vogliano proporre una progettazione…”. Il sogno? “Arrivare con un progetto esecutivo e l’assegnazione dei lavori a fine mandato. Magari dicendo già ora da dove cominciare”. Appunto da dove partire? “Dalla piscina senza dubbio. È la struttura più critica e più remunerativa. Una piscina moderna, tutti i servizi che funzionano, attirerebbe molte più persone, singole, e società”. E la piscina all’aperto? Cancellate oltre che dal lungolago anche dal Bione? Gattinoni replica: “Dal punto di vista tecnico si può fare tutto. Il terreno del Bione è tutto di riporto, ogni metro che scavi dovresti affrontare potenziali bonifiche o trattamenti. Tecnicamente se ci fossero delle soluzioni fuori terra, o scavando solo il minimo, magari con una grande piastra di cemento, che isolasse la pedana della piscina esterna dal terreno sottostante, sarebbe meglio. Una piscina a raso sull’Adda, collaborando con il Parco Adda Nord, si potrebbe realizzare. Vedremo cosa ci proporranno i progettisti”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA