C’era una volta la piazza Garibaldi. Era il cuore della città, un tempo rappresentato dalla piazza del Mercato ma poi, con l’espansione dell’abitato, la costruzione del Teatro della Società nel 1844, la posa del monumento a Garibaldi nel 1884, l’edificazione del palazzo del Banco di Lecco, oggi del Commercio, nel 1900 e la ristrutturazione della Banca Popolare di Lecco nel 1940, il vero centro era diventata la piazza intitolata all’Eroe dei Due Mondi; uno spazio contornato da edifici di prestigio, un taglio urbanistico che sottolineava il ruolo di capoluogo di un vasto territorio che Lecco aveva assunto fra Ottocento e Novecento.
Oggi la piazza Garibaldi è un luogo spesso silente, malinconico, privo di vita. Due dei tre edifici che lo nobilitano, e cioè il Teatro e il Palazzo del Commercio, il primo pregevole opera neoclassica del Bovara e il secondo gradevole revival neorinascimentale di un altro professionista lecchese, l’ingegner Ongania, restaurato con grande sensibilità negli scorsi anni, denunciano ancora oggi l’aspirazione di un piccolo centro qual era Lecco nel XIX secolo e nel primo XX a trasformarsi in città, secondo il celebre vaticinio manzoniano.
Il terzo edificio che prospetta sulla piazza, un tempo sede della Banca Popolare di Lecco e poi filiale della Deutsche Bank, era una bellissima opera dell’architetto lecchese Mino Fiocchi, un palazzo che reinterpretava i canoni neoclassici con quella sensibilità e quella originalità precipue dell’arte di questo colto professionista. Alla fine degli anni ’50 la facciata è stata sconciata, sommersa da una profluvie marmorea che ne ha cancellato la serena impaginazione, eliminando anche la bellissima balconata che correva sotto al timpano sommitale, felice citazione di architettura neoclassica lombarda.
E il monumento a Garibaldi, che stava al centro della piazza, come logica e tradizione impongono, fu retrocesso davanti alla facciata del Teatro; questo perché negli anni ’50 si era pensato, anche se può sembrare incredibile, di abbattere l’edificio del Bovara, con la creazione di uno slargo informe e senza senso, al centro del quale si sarebbe trovato il monumento. Poi questa scriteriata ipotesi fu abbandonata, grazie a ferme prese di posizione di un gruppo di cittadini, e il Teatro ritornò a vivere, dopo un accurato restauro, nel 1969. Ma a nessuno venne mai in mente di riportare la statua di Garibaldi al centro della piazza che ancora oggi occlude la bella facciata del Teatro, uno degli edifici più rappresentativi della città. Oggi piazza Garibaldi non ha una fisionomia sua propria, con quell’incongruo marciapiede che la taglia a metà, la spettrale mole della Banca chiusa e avviata a un rapido declino, il monumento relegato sul fondo, la pavimentazione malamente rappezzata e, di tanto in tanto, l’orrendo baraccone da fiera paesana che nasconde tanto il monumento quanto il Teatro stesso.
Ci si chiede se non sia giunto il momento di ripensare a quest’area centrale della nostra città, ridandole finalmente dignità e funzione, provvedendo a rifare la pavimentazione possibilmente evitando la soluzione cimiteriale delle piazze XX Settembre e Cermenati, riportando il monumento al centro ed eliminando il marciapiede così da ricostruire la fisionomia della piazza che oggi, ad eccezione del lato che guarda la via Roma, ancora ricco di vita e di negozi, appare come terra di nessuno, negletta e dimenticata.
Importa anche conoscere quale sarà il destino del palazzo della ex Banca, un edificio che fa parte della storia della città, una architettura che, seppur improvvidamente modificato, conserva un’imponenza e una rilevanza che non possono essere cancellate da usi impropri o da interventi strutturalmente inaccettabili. E’ questo della rivitalizzazione della piazza un compito di cui l’Amministrazione deve farsi carico per metter fine a una indecorosa situazione che penalizza e avvilisce la principale piazza della città.
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