Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 23 Dicembre 2013
Rigamonti, intesa è vicina
«Lavoriamo in modo serio»
Il manager Pellero commenta l’incontro di venerdì in Confindustria - Chiarezza sui numeri della crisi - «Firmeremo un buon accordo»
«Stiamo lavorando in modo serio per salvare l’azienda e minimizzare l’impatto di questo percorso sui lavoratori». Attilio Pellero, il manager milanese che si occupa delle trattative sulla ristrutturazione di Rigamonti per conto della società del gruppo Jbs, esprime la propria soddisfazione per l’andamento del tavolo con le organizzazioni sindacali.
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Dopo l’incontro nella sede di Confindustria di venerdì sera l’accordo non c’è ancora, ma si comincia a fare chiarezza sui numeri della crisi del salumificio Rigamonti, società che nei tre stabilimenti di Montagna in Valtellina, Poggiridenti e Mazzo dà lavoro a oltre 260 persone. Per i primi sei mesi si parla infatti di cassa integrazione straordinaria a rotazione per un numero di dipendenti compreso fra le 33 e le 35 unità. Poi verranno definite le strategie di azione per il secondo semestre del 2014. Le parti si riuniranno dopo l’Epifania.
I sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil e i lavoratori della rsu hanno incontrato il manager e i rappresentanti dell’associazione degli imprenditori. Il punto di partenza era il quadro emerso dall’incontro precedente, con il presupposto della cigs affiancata dalla mobilità volontaria. «La situazione procede sulla strada che abbiamo definito - premette Pellero -. Il progetto che stiamo costruendo ci sembra condiviso e ritengo che anche il sindacato abbia capito che c’è un forte impegno per costruire un percorso credibile. Penso che saremo in grado di gestire un buon accordo e a quel punto sono fiducioso sul supporto della casa madre brasiliana. La possibilità di avere un consenso a livello locale con la condivisione da parte delle organizzazioni sindacali dà un messaggio corretto e prezioso alla Jbs». Un passaggio chiave è quello sul processo di outsourcing. «C’è tanto da fare, ma abbiamo le idee abbastanza chiare sul da farsi. Sull’esternalizzazione non vogliamo fare battaglie ideologiche e anche il sindacato è in linea con noi su questo atteggiamento - spiega Pellero -. Vogliamo rendere competitiva quest’azienda, allineandola a quello che si osserva sul mercato, per lavorare in condizioni simili a quelle dei concorrenti. Cercheremo di gestire al meglio la situazione, con la premessa di non volere creare problemi alle maestranze. Se l’azienda sarà più competitiva i posti di lavoro saranno più solidi».
Non sono chiari, al momento, i numeri relativi alle esternalizzazioni. «Alcune fasi dell’attività aziendale verranno esternalizzate, ad esempio nell’area impiegatizia per la compilazione delle buste paga o la gestione del sistema informatico. Per quanto riguarda i dipendenti coinvolti, si cercherà di andare incontro alle esigenze di tutti. Ogni volta che ce ne sarà l’opportunità, cercheremo di offrire le migliori soluzioni possibili per minimizzare l’impatto di questo processo sulle persone. Credo che ci sia stato finora un discorso serio - ribadisce Pellero -. Non si sono perse energie in questioni ideologiche, abbiamo parlato di piano industriale per fare in modo che Rigamonti diventi un’impresa sempre più competitiva, in modo da salvare i posti di lavoro in Italia e puntare in futuro a uno sviluppo. Le cifre finali non sono ancora note. C’è una premessa chiara: fatto 100 il fatturato, per la Rigamonti il costo del personale è al 13 e nelle imprese concorrenti si aggira sul 6-7%. Bisognerà allinearsi ai costi delle aziende concorrenti e vogliamo farlo sempre nel rispetto delle regole».
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