Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 13 Ottobre 2014
«Ricavi troppo bassi»
Critiche a Melavì
e amministratori
Due striscioni sono stati appesi giovedì mattina alle 6 (e rimossi due ore dopo) di fronte alla sede pontasca
Due striscioni - uno con la scritta “Melavì = fine della frutticoltura”, l’altro con la scritta “Amministratori vergognatevi” – sono stati appesi giovedì mattina alle 6 (e rimossi due ore dopo) di fronte alla sede pontasca di Melavì.
Ad averli appesi un gruppo di soci della cooperativa, che per ora preferisce rimanere anonimo, che ha in questo modo voluto rendere pubblica la propria protesta per il prezzo troppo basso delle mele. «Se qualcosa non cambia la frutticoltura è destinata a morire – dice uno dei soci -. Noi lavoriamo i frutteti non per hobby, non siamo neppure pensionati, dobbiamo vivere con il prodotto delle nostre mele e la liquidazione che prendiamo è da “fame”». Il gruppo di coltivatori fa un esempio concreto. «I costi di gestione ammontano a 32 centesimi al chilo, ma quando conferiamo prendiamo dai 27 al 29 centesimi – prosegue -. Non possiamo lavorare 350 giorni all’anno per 3 o 4 centesimi all’ora. Non è ammissibile andare avanti così».
Il problema secondo il gruppo che protesta è che la differenza fra la mela di qualità e quella non di qualità è troppo risicata. «Chi lavora bene ha dei costi maggiori, ma quando si tratta di liquidare il prodotto, anche chi ha un prodotto scarso guadagna più o meno come chi, invece, si è impegnato e ha investito. In teoria la cooperativa dovrebbe pagare le mele più dei privati, visto che gode di sovvenzioni, invece è il contrario». La presa di posizione dei “dissidenti” è anche contro il consiglio di gestione di Melavì: «Sappiamo che il malcontento è tanto, ma pochi si muovono e dissentono con la politica dell’attuale maggioranza della cooperativa».
Il presidente di Melavì, Gian Luigi Quagelli, amareggiato per l’azione anonima, afferma: «Mi secca molto l’accusa agli amministratori perché è tutta gente che lavora. Melavì non è la fine ma l’inizio di una possibile agricoltura. Se Melavì dovesse cedere, il settore finirebbe in mano a pochi commercianti e, dunque, mi domando chi c’è dietro a questa storia. Abbiamo concluso una buona raccolta. I prezzi sono partiti bassi, ma per me questo è l’anno della ripresa».
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