Molti politici dovrebbero prendere esempio dall'intervento del cardinale Bagnasco al consiglio permanente della Cei. Se infatti facessero uso soltanto di una piccola parte della moderazione e del buonsenso da lui espressi, la situazione italiana sarebbe migliore. Ma dubito che l'appello alla sobrietà lanciato dal cardinale venga raccolto. Bastava accendere la televisione poco dopo che egli aveva parlato e assistere al solito pollaio a Porta a Porta, con un sovrapporsi di grida che impedivano di capire qualcosa, e assistere all'intervento del presidente del Consiglio all'Infedele tacciando di postribolo mediatico la trasmissione di Lerner. Bagnasco e i vescovi si possono lodevolmente sforzare fin che vogliono, ma l'Italia difficilmente li ascolterà. Non credete?
Giovanni Vanetti
Lo crediamo. Lo crediamo assolutamente. La reazione della politica alle parole di Bagnasco, e la conseguente reazione della quota di giornalismo che si autoinveste d'una missione politica, è stata di volgere a favore della propria bottega le parole del capo dei vescovi. La sinistra per dire d'avere ricevuto conferma della sua denunzia morale nei confronti del premier; la destra per dire d'averne trovata altrettanta del suo endemico sospetto verso l'agire dei magistrati. La sinistra e la destra avrebbero fatto bene a tacere. Tacere, ascoltare, meditare. In fondo è questo soprattutto che ha indicato Bagnasco: la meditazione. Cioè l'invito bipartisan a riacquisire quel senso di responsabilità di cui principalmente s'avverte la carenza. Senso di responsabilità che significa rispetto dell'etica, coscienza civile, sensibilità sociale. E solo successivamente significa dialettica politica. Quando il richiamo va al recupero di sobrietà, misura e disciplina, chi onestamente (massmedia compresi) può sottrarsi dal sentirsene - magari dal sentirsene solo in parte, ma dal sentirsene comunque - l'oggetto? L'osservazione della Chiesa è che si sta sgretolando un modello culturale che ha radici profonde e lontane per far luogo a un altro cresciuto sulla sabbia della superficialità, dell'individualismo, dell'indifferenza. Eccetera. Qual è l'italiano, anche non di fede cattolica, che possa obiettare a tale osservazione e non ne possa condividere il timore? E, in particolare, qual è l'italiano giovane che - vittima di precariato e disoccupazione - non colga nell'analisi di Bagnasco gli stessi argomenti delle analisi più volte fatte e regolarmente ignorate? I politici, invece di passare il tempo a delegittimarsi, dovrebbero dare legittimità a un'emergenza che la reclama invano da tempo.
Max Lodi
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