
Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 06 Gennaio 2014
Quello stemma ritrovato
Un inedito pezzo di storia
L’affresco è riemerso con il restauro dell’ex casa parrocchiale di Chiesa in Valmalenco - «Le famiglie nobili volevano mettere in mostra la loro posizione»
Altro che periferia: sempre più frequenti, le voci degli studiosi che sottolineano come la Valtellina rinascimentale fosse – anche grazie alla posizione di confine tra Italia e nord Europa – centro di transito, ma anche oggetto del desiderio di molte famiglie nobili lombarde. E i segni di questa attenzione non smettono oggi di venire alla luce attraverso facciate, tele ed intonaci che compongono il lascito artistico della vivace attività politica e culturale quattro-cinquecentesca: ultimo in ordine di tempo l’affresco con lo stemma della famiglia Andriani (nobili provenienti dalla frazione derviese di Corenno Plinio), riportato alla luce in occasione del restauro della ex casa parrocchiale in piazza SS. Giacomo e Filippo a Chiesa in Valmalenco, e “svelato” ufficialmente lo scorso maggio.
È stato presentato in tutta la sua importanza storica venerdì sera alla sala Teca di Chiesa, quando la conferenza curata dalla Società storica valtellinese (la presidente Augusta Corbellini a coordinare) ha dato ai protagonisti del ritrovamento – Paolo Agostini responsabile dei lavori, il restauratore Giorgio Baruta e la storica Saveria Masa – la possibilità di illustrare l’importanza di quello che è stato definito un vero e proprio “documento dipinto”: «Il fatto che gli Andriani abbiano dipinto lo stemma sulla residenza – ha spiegato Baruta –, come anche la raffinatezza delle decorazioni a bugnato a forma di diamante indicano la voglia delle famiglie nobili valtellinesi di mettere in mostra il proprio status. Quello di Chiesa è uno dei tanti esempi in provincia, a testimonianza di come il Rinascimento fosse per la Valtellina un periodo di fervore politico e culturale».
E per la Valmalenco uno dei momenti fondanti di una identità che cercava di affrancarsi dal legame con il territorio di Sondrio, cui ancora Chiesa apparteneva: «Per un architetto – la sottolineatura di Agostini – nulla di più sacro del momento in cui nasce o si consolida l’identità di un abitato, e l’affresco della casa parrocchiale ne è un esempio. Ora, però, c’è molto da studiare: ma la scoperta ci ha già permesso di correggere il tiro rispetto all’iniziale ipotesi circa la data di fondazione della casa».
Problema aperto sebbene, grazie alla ricostruzione di Saveria Masa, sia databile con buona approssimazione il dipinto stesso: «Gli Andriani sono a in Valtellina dalla prima metà del Quattrocento . Ma è nel 1494 che Giacomo Andriani, arcivescovo di Sondrio, ha nominato il suo discendente Giovanni Giacomo come rettore in un territorio malenco allora sotto la pieve sondriese, ma sempre trascurato. Per questo la popolazione di Chiesa aveva eletto in quel periodo un esponente della famiglia notarile dei Buzzi come reggente, scatenando una contesa politica risolta dalla gerarchia ecclesiastica a favore dei Buzzi solo poco prima dell’invasione grigiona. Per questo, il dipinto va datato tra 1494 e 1512: volontà degli Andriani di affermare il proprio controllo su Chiesa. E soddisfare il proprio desiderio di eternità».
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