Per chiunque ami la montagna non è facile digerire quello che è successo ieri pomeriggio in Grignetta. Gli uomini del Soccorso alpino per chi mette gli scarponi ai piedi sono gli angeli custodi. Quelle divise rosse sono il simbolo stesso della montagna, sono i custodi di quelle terre alte che tanto amiamo. Sono coloro a cui affidiamo le nostre vite quando siamo in difficoltà e sappiamo che loro arriveranno a salvarci facendo manovre incredibili. Gli uomini del Soccorso alpino rappresentano la certezza di massima esperienza, conoscenze tecniche e amore incondizionato per il mondo verticale 365 giorni all’anno, 24 ore su 24.
E quando due di questi angeli custodi se ne vanno scalando la montagna di casa di cui conoscono ogni sasso o ogni cumulo di neve il nostro mondo e tutto ciò in cui crediamo vacilla e ci riporta alla realtà di quello che in ogni scuola di alpinismo ci hanno insegnato: per quanto tu ne possa sapere, conoscere, avere tecniche e esperienza c’è sempre una minima variabile incontrollabile nella natura che non ci rende mai sicuri al 100%.
È ciò che distingue l’alpinismo, lo scialpinismo, l’arrampicata e ogni disciplina che si svolge in montagna, compreso l’escursionismo, dagli sport che si praticano su di un campo da calcio o da tennis o in un palazzetto.
E il fascino della montagna forse risiede anche in questo, nell’essere ospiti di madre natura e che la partita la comanda lei.
Giovanni Giarletta e Ezio Artusi erano due uomini del nostro Soccorso alpino lecchese, due super competenti, esperti e prudenti. Giovanni, detto Charly, era vice capo stazione della delegazione di Lecco ed era molto felice in questi giorni, proprio a noi de La Provincia aveva raccontato della sua impresa in Patagonia (l’intervista nelle pagine interne): una ventina di giorni fa, infatti, insieme agli amici soccorritori Manuele Panzeri e Tommaso Lamantia aveva scalato il Cerro Torre passando per la mitica Via dei Ragni.
Era un giovane uomo, timido, ma che aveva fatto una cosa grande e quasi si vergognava a raccontarla a un giornalista.
Era stupito della risonanza della loro impresa, ma molto orgoglioso di aver fatto entusiasmare così tante persone per un’impresa alpinistica.
Ieri il bollettino valanghe dell’Arpa Lombardia dava grado 1 per le Prealpi lombarde: praticamente non c’era pericolo.
Loro due, massimi esperti e conoscitori della Grignetta, avevano valutato ogni dettaglio di quello che stavano facendo: il percorso, le difficoltà, il meteo.
Però poi accade quello che deve accadere in natura e che nessuno può prevedere, nemmeno gli angeli custodi del Soccorso alpino: una slavina in un canale scende e li travolge portandoseli via.
Come è avvenuto per Gianni Beltrami, capo delegazione del Soccorso alpino lariano, sul Monte Bianco un anno fa.
La natura si prende uomini che hanno speso una vita intera per la montagna e per soccorrere chi è in difficoltà.
La montagna è anche questo, dobbiamo sempre ricordarcelo ogni volta che allacciamo gli scarponi.
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