Quattromila capi negli alpeggi lecchesi

La transumanza, un rito antichissimo e sempre ricco di fascino. In provincia di Lecco sono quasi quattromila, tra bovini e ovicaprini, i capi che ogni anno vengono portati in alpeggio per la stagione del pascolo. Portare il bestiame in quota durante l’estate è uno sforzo importante per i nostri allevatori, ma ben ripagato: da un lato, consentendo agli animali di nutrirsi dell’erba fresca di prati e maggenghi, garantisce un’ottima qualità del latte e dei formaggi prodotti, dall’altro lato però impone estrema attenzione nella cura e custodia degli animali.

Per questo, gli esperti del Dipartimento Veterinario di ATS Brianza hanno promosso un incontro con gli alpeggiatori, tenutosi a Barzio nella sede della comunità montana. All’ordine del giorno il Piano regionale degli alpeggi 2024, le malattie emergenti di interesse in alpeggio, e la trasformazione del latte, attività principe della vita in quota durante l’estate.

Massima attenzione è stata riservata ai requisiti sanitari che gli allevatori devono possedere e certificare per ciascun capo: tra questi il vaccino, fornito dal sistema sanitario regionale, contro la rinotracheite infettiva del bovino. Tra gli altri temi toccati il nuovo piano regionale per l’encefalite della zecca, grave malattia virale che colpisce il sistema nervoso, e i provvedimenti da adottare in conseguenza delle manifestazioni di questa patologia sui capi.

Oltre a ciò sono state trattate le buone prassi e le prescrizioni igienico sanitarie legate alle produzioni casearie: l’alpeggiatore, che lavora il latte in malga, è a tutti gli effetti un operatore del settore alimentare, e pertanto deve osservare regole precise nella preparazione di burro e formaggi. Durante l’estate, gli esperti veterinari e i tecnici di Ats effettueranno controlli in queste strutture di montagna per verificare la conformità agli obblighi di legge, garanzia per la qualità della filiera del latte, a beneficio dell’intero sistema della produzione e del consumo.

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