mercoledì, poco dopo l'una di notte, sono stato svegliato di colpo, con il letto che improvvisamente sembrava sfuggirmi di sotto. Una sensazione bruttissima e spiazzante, perché nel primo sonno è assai difficile spiegarsi in fretta cosa stia accadendo.
Mia moglie, più pronta di me, mi dice spaventata che deve trattarsi di un terremoto, e del resto il lampadario della stanza oscilla lentamente mentre cerchiamo di capire cosa realmente stia succedendo.
Il mattino, acceso il computer, ci rendiamo conto che la scossa è stata reale e non frutto di un incubo, e riflettiamo insieme su come sia facile rischiare la vita senza quasi accorgersene e la natura comunque rimanga la padrona assoluta del nostro pianeta, al di là delle presunzioni umane.
Se si muove la placca adriatica, si rischia in Lombardia, e viene in mente il famoso paradosso del Mandarino cinese che - in un vecchio film di Mario Mattoli - sarebbe morto, lasciandogli una cospicua eredità, se il protagonista Teo avesse premuto il bottone di un campanello. Ora ci si ride su, ma l'altro giorno lo spavento è stato davvero grande.
Giuseppe Riva
Lecco
Caro Riva,
alle nostre latitudini non siamo, per fortuna, abituati alla “terra ballerina” come invece lo è chi vive nell'Italia centro meridionale, per cui lo spavento e soprattutto la meraviglia, sono stati più forti. Anche se queste sono aree ritenute a basso rischio dai sismologi e le scosse si sono limitate a far tremare vetri e lampadari e a far cadere qualche calcinaccio - colpendo sacro e profano con equità, come dimostrano le crepe nella chiesa di Brescello, quella di “Don Camillo” - non bisogna abbassare la guardia, e lavorare quanto più possibile sulla prevenzione e l'educazione dei cittadini ad affrontare l'emergenza. I dati, infatti, affermano che le case italiane sono ancora per il settanta per cento costruite senza criteri antisismici, anche nelle zone considerate ad alto rischio.
Vittorio Colombo
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