Cronaca / Lecco città
Domenica 28 Agosto 2016
Punto da un insetto
È morto a 40 anni
La tragedia Mercoledì la morte cerebrale, ieri la resa
Il medico: «Nessun allarmismo, lo shock anafilattico è raro con una mortalità molto bassa, attorno all’1%»
Nella serata di mercoledì, i medici si erano arresi e avevano dichiarato la morte cerebrale di Fabio Pozzi, 40 anni, punto da un insetto e colpito da shock anafilattico. Ieri mattina, la notizia della morte dell’uomo di Acquate, sposato e padre di tre figli.
Lunedì l’incidente
Lunedì pomeriggio, mentre stava lavorando in un prato a Falghera, Fabio Pozzi era stato punto da un insetto che ha provocato lo shock anafilattico.
A spiegare quanto avvenuto al quarantenne di Aquate è il primario del pronto soccorso di Lecco, Luciano D’Angelo. Il tragico fatto solleva domande e timori, non solo per la celerità del decesso ma anche per l’impossibilità di far previsioni sull’esito di una puntura d’insetto.
«Non sappiamo quale insetto abbia colpito questo uomo. Trovandosi in campagna, si è trattato quasi certamente di un imenottero, anche se non possiamo dire con precisione quale». È stato dunque un insetto dei campi, ape, vespa, calabrone o tafano a provocare lo shock . Anche altri animali, come ad esempio le meduse, possono scatenarlo, o ancora determinati prodotti chimici, o sostanze farmacologiche, o alimenti allergizzanti. Attenzione però: nessun allarmismo. Lo shock anafilattico «è un evento raro. E - spiega il medico - anche la mortalità legata a questo evento è bassa, circa dell’un per cento».
«Qualsiasi sia la causa dell’anafilassi, la reazione prodotta dall’antigene nell’organismo è la stessa: mastociti e basofili riconoscono questo antigene e liberano delle molecole che, a cascata, danno specifiche reazioni chimiche». Ma quel che è più grave è che queste sostanze «sono dei vasodilatatori potentissimi: in pochi minuti, il sangue può perdere fino al 35%di plasma, che rifluisce nei tessuti».
Di qui il caratteristico gonfiore che contraddistingue l’anafilassi provocato dalla perdita di permeabilità dei tessuti. Improvvisamente il sangue, privo di un terzo del plasma, ossia la parte liquida, smette di fluire normalmente: questo produce un arresto cardiaco».
È come se in cinque minuti il nostro corpo perdesse due litri e mezzo di sangue: «Purtroppo è anche un processo rapido, che si verifica tra i dieci e i trenta minuti dopo l’ingresso dell’antigene nel corpo. Per questo è importante intervenire quanto prima, meglio se entro la prima mezz’ora». Il fattore tempo è cruciale, anche perché «ad un certo punto il fenomeno diventa irreversibile, e a poco possono servire strumenti di recupero come l’Ecmo, la circolazione extracorporea». Ma è possibile in qualche modo sapere “prima” se si è soggetti a rischio?
L’allergologo
«È una valutazione che spetta all’allergologo. Ci sono delle condizioni favorenti: allergie, broncospasma, eventi pregressi di reazioni allergiche particolari. Tutto questo può indicare una persona potenzialmente a rischio di shock anafilattico. Ripeto però, sono casi rari. Una volta effettuato lo screening, l’allergologo può prescrivere l’adrenalina, come farmaco salvavita da portare con sé e somministrare in caso di puntura».
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