Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 05 Marzo 2019
Provincia di Sondrio, aumentano le liste per le case di riposo: incognita sulle rette
È arrivato a 1.300 unità il numero di chi aspetta un posto in una delle ventuno strutture della provincia. Timori per le nuove norme per la detraibilità delle spese.
Erano 386 uomini e 905 donne ad ottobre dello scorso anno, dopo cinque mesi sono diventati 411 uomini e 935 donne,ovvero 1.346. È in continua e costante crescita il numero di coloro che sono in attesa di un posto in una delle strutture socio sanitarie assistenziali della provincia, le vecchie case di riposo.
A dirlo i dati aggiornati e pubblicati sul sito dell’Ats della montagna - che comprende anche i pochi dell’Alto Lario - che certificano un problema reale che con i cambiamenti demografici e sociali in atto, il costante invecchiamento della popolazione e il saldo ogni anno più negativo con i nuovi nati, è destinato ad acuirsi rendendo necessaria l’individuazione di soluzioni strutturali e variegate in risposta ad esigenze differenti.
Un problema di cui sono consci gli amministratori locali investiti per primi dai problemi dei loro cittadini. Non a caso l’assemblea dei sindaci dell’Ambito territoriale di Sondrio presieduta dall’assessore ai servizi sociali di Sondrio Lorenzo Grillo Della Berta, approvando il Piano di zona ha indicato tra le priorità il potenziamento dei servizio di assistenza domiciliare, dal sad, all’integrazione con le prestazioni sociosanitarie, fino al mantenimento e lo sviluppo del servizio di Telesoccorso e Telecontrollo. Un modo per aiutare chi è a casa, anche in attesa di accedere alla rsa i cui posti letto non bastano a coprire il bisogno delle persone non più autosufficienti.
Non bastano soprattutto a Sondrio che conta 60 posti in via Lusardi (di cui solo 22 contrattualizzati) e 155 in via Del Cugnolo (tra cui anche i 18 del nucleo Alzheimer della provincia). Secondo i dati forniti dall’Ats della montagna all’assemblea dei sindaci oltre il 24% degli ospiti delle rsa, che risultavano residenti nell’ambito di Sondrio al momento dell’inserimento, sono collocati in strutture fuori dai confini e in molti casi in territori distanti: dall’Alta Valle al lago di Como.
Nel 2017, ultimo dato ufficiale a disposizione, i tempi di attesa per un posto nella rsa di via Lusardi sono stati di 188 giorni, mentre in via Del Cugnolo si è andati da un minimo di 52 giorni con priorità segnalata dall’Ats ad un massimo di 378 per le classi “sosia” 3 e 4, passando per i 92 giorni delle classi 1 e 2 (le più gravi) e i 209 giorni del nucleo Alzheimer.
Ai problemi legati alla disponibilità si aggiungono quelli economici. Le rette delle rsa in provincia vanno da un minimo di 1.400 euro circa ad un massimo di tremila euro - 2.130 in città - , a seconda che si tratti di posti accreditati, con la compartecipazione della Regione alle spese dunque, oppure no. Fino allo scorso anno le famiglie potevano detrarre la normale aliquota della spesa sanitaria, da quest’anno, sulla scorta della legislazione nazionale, la Regione ha dovuto escludere dalle spese di ricovero quelle considerate alberghiere, non sanitarie.
Per evitare un aggravio troppo pesante alle famiglie, dopo la mobilitazione dei sindacati, la giunta ha approvato la delibera che riconosce la certificazione per la deducibilità fiscale al 58% delle rette sostenute per la permanenza nelle strutture socio sanitarie residenziali. Un provvedimento grazie al quale le spese certificate e indicate come detraibili possono essere estese anche all’assistenza infermieristica riabilitativa e all’operato di terapisti, educatori ed animatori.
Cosa significhi per le famiglie è difficile da quantificare. «Sono calcoli particolari - dice Costantino Tornadù, presidente della fondazione Casa di riposo città di Sondrio -, le ricadute sono soggettive e dipendono dalle condizioni economiche delle persone ospiti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA