Cronaca / Valchiavenna
Domenica 05 Giugno 2016
«Pronti a tutto per questo ospedale»
Presa di posizione del sindaco e presidente della Provincia Della Bitta sul futuro del nosocomio di Chiavenna. Con la sua giunta anche il presidente dell’assemblea dei sindaci, Patrizia Pilatti: «Vari problemi sul tappeto».
«L’ospedale non si tocca e siamo pronti a ogni forma di iniziativa, istituzionale e non, in sua difesa». Parola di Luca Della Bitta, sindaco di Chiavenna e presidente della Provincia. Ieri a mezzogiorno nella sala giunta del municipio chiavennasco, affiancato da Patrizia Pilatti, presidente dell’assemblea mandamentale dei sindaci sulla sanità e sindaco di Mese, da Davide Trussoni, vicesindaco di Chiavenna e da Elena Del Re, assessore alle politiche sociali sempre del Comune di Chiavenna, è intervenuto con determinazione a garanzia «di un presidio di grande importanza per un territorio così defilato – ha detto –, per il quale insieme alla cittadinanza chiediamo che sia garantita un’offerta sanitaria di qualità, che risponda a parametri di sicurezza».
«Su questi aspetti vigileremo al massimo tutti insieme, sindaci della Valchiavenna e proprio per questo sia in questa sede sia poco prima, all’incontro con Giovanni Monza, direttore sanitario dell’Azienda socio sanitaria territoriale di Valtellina e Alto Lario, è ed era presente anche Patrizia Pilatti in rappresentanza di tutti i sindaci della valle».
«All’Azienda socio sanitaria con la quale siamo da tempo in contatto abbiamo manifestato la nostra forte preoccupazione, rispetto in particolare a quattro criticità che intendiamo portare a soluzione sulla base di un rapporto chiaro e con risposte concrete in tempi brevi».
Basti dire che martedì prossimo Giovanni Monza tornerà a Chiavenna per “rinegoziare” con i sindaci i termini delle questioni sul tappeto, visto che «già oggi, il direttore - ha precisato Patrizia Pilatti – si è impegnato a rivedere in tempi brevissimi la decisione si spostare a Sondrio dal 1° giugno tutti i parti con taglio cesareo programmati, i parti indotti e gli interventi di microchirurgia in ambito ostetrico-ginecologico da calendarizzare sul posto. Al pari si è impegnato a organizzare la presenza settimanale, calendarizzata, su Chiavenna di Federico Spelzini, direttore della struttura di ostetricia e ginecologia di Sondrio, Sondalo e Chiavenna».
Queste le questioni più “macro” sul tappeto portate alla ribalta dalla popolazione valchiavennasca, che si è organizzata in un gruppo pubblico su Facebook reclamando il diritto a partorire a Chiavenna, almeno in tutti quei casi in cui non si sia in presenza di condizioni di rischio tali da essere opportunamente dirottati su Sondrio o Lecco, come prevede il Protocollo sulla sicurezza del percorso nascita sottoscritto nel giugno del 2014.
«Dopodiché al direttore sanitario - ha insistito Pilatti – abbiamo posto altre questioni particolarmente critiche per l’ospedale di Chiavenna di cui siamo a conoscenza, ovvero quella relativa alla situazione in cui versa la cardiologia, per la quale da tempo chiediamo più ambulatori settimanali».
«Sappiamo e comprendiamo che il personale ha diritto alle ferie, ma questo non può andare a discapito dei pazienti. Ancora c’è il nervo scoperto dell’anestesia-rianimazione, per cui su tre anestesisti oggi in servizio a Chiavenna, due si sposteranno su altra sede, fuori regione, intorno a settembre. È una grande perdita cui occorre porre rimedio al più presto, cercando dei sostituti. Infine forte è la criticità anche in radiologia, caratterizzata dalla mancata continuità del medico radiologo costretto a spostarsi su più presidi ospedalieri».
Su tutto, infine, i rappresentanti istituzionali di Chiavenna hanno chiesto al direttore sanitario Asst di calendarizzare la presenza settimanale dei primari su ogni reparto, a beneficio dei pazienti ma anche del personale che vi opera.
«Sappiamo che non c’è alcuna volontà politica – ha chiarito Della Bitta -, perché l’ha confermato lo stesso Maroni nell’ultima visita a Chiavenna nel novembre scorso, di chiudere l’ospedale o ridimensionarne i servizi, punto nascita compreso. Sappiamo che nessun Piano organizzativo aziendale dell’Asst va in questa direzione, anzi. Allora occorre lavorare in questo senso, tutti, in quanto la popolazione ha bisogno di tutele».
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