«Profughi nelle famiglie e in parrocchia»
Coletti lancia un piano per l’accoglienza
Documento del vescovo con le linee guida per la Diocesi: «Serve un nostro progetto» Indica tre modi per ospitarli. «E massima chiarezza sui soldi che riceviamo, per evitare sospetti»
Como
«La Diocesi sente il dovere di intervenire nell’elaborazione di progetti civili e sociali. Sente il dovere della giustizia e della carità». Lo scrive il vescovo Diego Coletti in un documento dal titolo emblematico: “Migranti e profughi nell’orizzonte della Chiesa di Como”.
Sono le linee guida per l’accoglienza, illustrate pochi giorni fa a 250 sacerdoti, riuniti in seminario per l’annuale Assemblea diocesana del clero. Si tratta di una bozza, sarà oggetto di confronto e discussione nelle prossime settimane, ma chiarisce già al meglio il pensiero del vescovo su un tema quanto mai attuale. «Serve un’accoglienza intelligente e capace di progettualità - sottolinea Coletti - Il cristiano non ha bisogno di fatti emotivamente forti per reagire, ma sa capire e rispondere con serietà ai problemi perché a orientarlo è la consapevolezza che l’altro è un fratello, con pregi e difetti come tutti».
Il testo contiene indicazioni molto concrete. E indica tre modalità per accogliere chi fugge dalla guerra o dalla povertà: l’accoglienza dei profughi nelle famiglie, la collaborazione di parrocchie e associazioni ecclesiali con le strutture civili, infine l’accoglienza diretta in spazi e strutture parrocchiali o associative.
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