Cronaca / Morbegno e bassa valle
Sabato 26 Ottobre 2013
Processo lampo
per Stefano Barri
Giudizio immediato per l’ex sindaco di Dubino il 17 gennaio. Con lui anche i sette imprenditori - L’accusa è di concussione o corruzione e i fatti contestati sono inerenti l’approvazione del Pgt
Prove schiaccianti e inequivocabili, raccolte vuoi grazie agli interrogatori degli indagati stessi - alcuni dei quali hanno collaborato sin dalle prime battute -, vuoi con intercettazioni telefoniche e ambientali. Prove che hanno consentito al procuratore capo Fabio Napoleone e al sostituto Giacomo Puricelli di saltare la fase dell’udienza preliminare e di passare subito al giudizio immediato.
Non sarà dunque un “Passamonti bis”, l’inchiesta che lo scorso 29 maggio fece scattare le manette ai polsi dell’allora sindaco di Dubino Stefano Barri (per concussione), accusato da due imprenditori suoi concittadini di avere chiesto loro soldi per una pratica edilizia. Il giudice Fabio Giorgi ha già fissato la data: il 17 gennaio prossimo.
Quel giorno oltre all’ex cittadino si dovranno presentare anche i sette imprenditori accusati di “corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio” per aver offerto del danaro a Barri in cambio di “favori” sul Pgt: soldi, dunque per sistemare a proprio vantaggio pratiche urbanistiche o per “snellire” l’ter di un appalto.
Gianluigi Zecca - classe 1958 di Morbegno - difeso da Massimo Pozzi e da Caterina Malavenda del Foro di Milano); Silvio Bonacina, del ’71, residente a Traona, (avvocato Maurizio Gerosa); Paolo Trussoni, del ’46, di Dubino (avvocati Franco Del Curto e Stefania Cerfoglia); Marco Cerati, del ’75 di Morbegno, ma residente a Colico (difeso da Roberta Cerati), Enio Bigiolli, del ’52 di Dubino, residente in provincia di La Spezia (avvocati Franco Romanelli e Alessandro Civitillo); Giordano Valena, classe 1956 (avvocato Fabio Scinetti) e Camillo Ferré, del 1978 di Morbegno (avvocato Paolo Motta ed Elisa Magnani del Foro di Lecco). Ora dovranno decidere cosa fare: patteggiare, chiedere un rito abbreviato o sostenere un processo.
Ieri la notifica del provvedimento che rientra - come da prassi - nei 180 giorni dalla richiesta di custodia cautelare. Barri si trova infatti ancora agli arresti domiciliari, mentre gli altri indagati dopo l’obbligo di dimora a cui sono stati sottoposti dal 22 luglio scorso ora si trovano con il solo obbligo di firma, misura cautelare che potrà venir meno, visto è stato disposto il giudizio. Inutile negare il fatto che l’inchiesta si sia conclusa in fretta grazie alle ammissioni dell’ex sindaco che ha sempre sostenuto di essere stato “invogliato” dai privati.
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