Cronaca / Circondario
Lunedì 17 Agosto 2015
Primi quindici profughi nelle tende
Sono arrivati stamattina, provengono da Villa Sacro Cuore alla Valletta. Non si sa quanto resteranno Altri tredici sono attesi nei prossimi giorni. Al campo saranno presenti almeno due operatori giorno e notte
Alla tendopoli del Bione sono arrivati ieri mattina attorno alle 9 i primi quindici profughi. Provengono da villa Sacro Cuore alla Valletta. Resteranno per un periodo non ben definito. Altri tredici arriveranno nei prossimi giorni. Il campo ha una capienza massima di una sessantina di posti ed è probabile che nelle prossime settimane saranno tutti occupati.
«La struttura allestita è idonea e permette di soddisfare le necessità primarie dei richiedenti asilo: nelle dieci tende verranno inserite le brandine per dormire, i bagni sono disponibili per la doccia e la toilette, e tutto è sistemato anche per quanto riguarda i servizi elettrici - assicura Costantina Regazzo, direttore dei servizi di Fondazione Arca, la onlus che gestirà la prima accoglienza - . Ad ognuno di loro, inoltre, sono stati consegnati kit igienici e per la biancheria, mentre la colazione, il pranzo e la cena verrà loro servita in apposite vaschette, il che permetterà anche di garantire la pulizia del luogo». I pasti verranno forniti direttamente da Arca che ha un proprio servizio di cucina, e oltre al campo del Bione si occuperà anche degli ospiti del Ferrhotel di via Ferriera.
A coordinare e seguire da vicino il campo ci sarà Mohib Abdelilah, operatore di origine marocchina, arrivato in Italia 28 anni fa, quando era diciottenne. «Faccio il mediatore culturale. Queste persone arrivano in Italia cercando una vita migliore, qualcuno scappa dalla guerra e altri, molti, dalla miseria - spiega -. Il mio compito è quello di comunicare con loro, superare gli ostacoli che nascono dall’incomprensione della lingua, cercando di assicurare una permanenza tranquilla per tutti».
Al campo saranno presenti almeno due operatori giorno e notte. I quindici ospiti, zainetto in spalla, parlano francese o inglese. Alcuni di loro hanno ai polsi braccialetti colorati alla moda come quelli di tanti loro coetanei lecchesi.
Ma intanto cresce la tensione lungo la ciclabile, tra i lecchesi che passano e osservano le operazioni di allestimento del campo e i nuovi ospiti. «Abbiamo paura»
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