Primavera piovosa, in provincia di Sondrio
il 40% di riserva idrica in più
rispetto alla media degli anni 2006-2020

È quanto emerge dai dati pubblicati nel bollettino tematico settimanale di Arpa Lombardia: si parla, in totale, di una riserva di 940,9 milioni di metri cubi per il bacino dell’Adda

Le piogge intense dei primi dieci giorni del mese hanno nuovamente permesso alla provincia di Sondrio di avere – nel complesso – quasi il 40% in più di riserva idrica rispetto alla media del periodo 2006-2020. È quanto emerge dai dati pubblicati giovedì nel bollettino tematico settimanale di Arpa Lombardia: si parla, in totale, di una riserva di 940,9 milioni di metri cubi per il bacino dell’Adda, con un incremento del 38,9% a confronto con i 677,3 registrati mediamente nello stesso periodo del quindicennio in questione.

Valori senza dubbio incoraggianti, soprattutto se paragonati con quelli delle due stagioni estive appena trascorse. Ora, davvero, la siccità appare soltanto come un lontano ricordo. Eppure, basta andare indietro di poco per accorgersi quale fosse la condizione all’11 giugno del 2023: allora si poteva contare, in tutto, su poco meno di 560 milioni di metri cubi di acqua, ovvero 16 punti percentuali e mezzo in meno a confronto con il valore di riferimento.

Per non parlare, poi, del 2022: nel complesso, 220,2 milioni disponibili, tanto da determinare un drammatico -66,9% rispetto alla media. Peraltro, tale situazione di siccità allora rappresentava soltanto l’inizio di quella che poi sarebbe diventata una delle stagioni più dure per l’agricoltura e la pesca, tra torrenti del tutto asciutti, con annesse morie di pesci, e campi riarsi dal sole anche in Valtellina, terra tradizionalmente vere e rigogliosa.

Quest’anno, invece, la musica è cambiata. E pure di parecchio, come si può notare dai dati riportati nel bollettino Riserve idriche dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. «Il totale della riserva idrica del bacino dell’Adda – si legge nel documento, che restituisce la fotografia al 9 di giugno – è invariato rispetto alla settimana precedente (-4,6%) e risulta superiore alla media del periodo 2006-2020» di quasi quaranta punti percentuali, come visto poco sopra.

Per quanto concerne le singole componenti, la situazione è in parte differente. Il dato maggiormente positivo riguarda la quota del cosiddetto Swe (“Snow water equivalent”, ndr), ovvero la disponibilità di manto nevoso considerato come acqua. Per la prima decade di giugno si parla di ben 617,9 milioni di metri cubi, esattamente il 100% in più della media 2006-2020 (pari, appunto, a 308,9). Se paragonato al minimo storico, cioè 62,7 milioni, l’incremento relativo è addirittura dell’885,8% in più.

Basti pensare, in tempi più recenti, che tale riserva due anni fa risultava già completamente esaurita, a causa delle alte temperature registrate nella coda della primavera e nell’avvio dell’estate 2022. Pur lo stesso con un dato deficitario, meglio andò nel 2023: allora, non a caso, in merito al manto nevoso il bollettino dell’11 giugno parlava di 197,9 milioni di metri cubi, praticamente un terzo in meno della media del periodo.

Tornando a oggi, risultano invece in lieve calo i valori relativi all’acqua invasata nel lago di Como (167,1 milioni di metri cubi, -10,7% sul periodo 2006-2020) e negli invasi artificiali (156mln di mc, -14%). Tali dati, in ogni caso, sono di gran lunga superiori ai minimi storici: rispettivamente, si parla di un +57,7% e di un +30,8%.

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