Predati due vitelli, sempre alto l’allarme lupo in quota

Cresce la preoccupazione tra gli allevatori valtellinesi e valchiavennaschi. I vitelli appartenevano all’azienda di Gregorini. «E’ ora di trovare una soluzione concreta»

Un’altra predazione di bovini e pecore sui monti lombardi, stavolta al confine con quelli della provincia di Sondrio. E cresce la preoccupazione negli allevatori valtellinesi e valchiavennaschi.

«L’ultima segnalazione in ordine di tempo ci arriva dalla vicina Valcamonica - spiegano dall’associazione Difesa Rurale, guidata da Francesca Traversi di Berbenno, di cui è anima anche il pompiere-allevatore della pecora Ciuta, Marco Paganoni di Albosaggia -. Due vitelli sono stati aggrediti e uccisi dai lupi mentre si trovavano al pascolo in Val Grande, in territorio di Vezza d’Oglio, quindi in provincia di Brescia, non lontano dalle alpi Orobie di Aprica e dalle montagne del Tiranese. Appartenevano all’azienda agricola di Luana Gregorini e del fratello. Poco più sopra è invece probabilmente intervenuto un orso che ha sbranato una pecora».

La ditta di Gregorini produce latte e lo lavora in proprio per preparare formaggi e latticini, acquistati anche dalla clientela turistica sul territorio della Valcamonica per le riconosciute qualità. «Venerdì mio fratello Adriano e io abbiamo trovato la carcassa del vitello maschio di circa 7 mesi - racconta l’allevatrice - e ci è stato detto di lasciarla lì sul prato. Lunedì mattina abbiamo rinvenuto morta la vitella, mentre nella notte era stato divorato il vitello. La stessa cosa capita a colleghi valtellinesi con i quali siamo in contatto. Non ne possiamo più».

«I nostri animali hanno gli stessi diritti dei grandi carnivori - sostiene Gregorini - e vanno protetti allo stesso modo, non con rimborsi che forse arriveranno senza riconoscere il giusto valore perché alle loro spalle c’è lavoro, passione, sacrificio: ci sono le famiglie che vivono di questa attività e contribuiscono fortemente a conservare il territorio montano, in quanto difficile da mantenere e da viverci. Ogni anno le aziende agricole montane diminuiscono perché siamo in mano a gente che decide sulla nostra pelle senza sapere di come si lavora negli allevamenti. È ora che si trovi una soluzione concreta al problema, siamo stanchi di ascoltare favole: ne abbiamo già sentite tante. E intanto continuiamo a scoprire soltanto carcasse delle nostre bestie massacrate».

E Marco Paganoni non ha dubbi: «Dalle immagini molto crude degli animali uccisi, intendo i vitellini, si desume con facilità che l’aggressione sia stata opera dei lupi. In Valcamonica c’è da tempo in azione un branco di lupi, di stanza nella zona del passo Tonale, che fa paura. Sta mangiando di tutto. Non soltanto gli ovini, le prede più facili, ma pure i selvatici e i danni che, da tempo, stanno subendo gli allevatori ormai non si contano più. E il malcontento cresce, a fronte di rassicurazioni da parte dei politici destinate, ogni volta, a essere smentite dalla realtà».

Diversi mesi fa, dopo gli ennesimi assalti, alcuni allevatori della Valchiavenna e del Bormiese si erano mobilitati per una maxi-raccolta di firme da mettere in calce a una petizione da trasmettere a Milano al Pirellone, ma da allora non si è più saputo nulla. Intanto, comunque, la mattanza in quota non si ferma.

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