Cronaca / Tirano e Alta valle
Mercoledì 18 Ottobre 2017
Poschiavo, muri e terrazzi sopra il borgo tornano a nuova vita
Si lavora per scalzare il bosco. E pensare che un tempo c’erano frutti e garofani. Un nuovo sentiero oggi svela un paesaggio inedito.
Lo spazio occupato dal borgo di Poschiavo si aggira sui 250mila metri quadrati. La fascia costiera che oggi potrebbe essere recuperata , copre una superficie di poco inferiore. Bastano questi due dati - forniteci dall’architetto paesaggista Martina Cortesi -, per comprendere le potenzialità del progetto varato dall’ente frazionale Borgo-Cologna per recuperare territorio strappandolo al bosco e all’incuria. Negli ultimi 50 anni alberi e rovi hanno decimato i terrazzamenti che un tempo qui venivano coltivati con piante da frutto, ortaggi e persino garofani che venivano destinati all’Engadina.
Qualche giovane si è già fatto avanti ed ha acquistato appezzamenti inoltrando immediatamente domanda per volturare le parcelle di terreno che da tempo non figurano più agricole. Qualcuno li ha già dissodati con l’aiuto di capre e pecore, altri sono già passati alla semina. Anche alcuni proprietari si sono attivati per ripristinare i frutteti nella zona di Sotsassa e sistemare i muretti a secco malconci.
Molto è stato fatto, molto resta da fare, ma il cammino è tracciato. «Sette anni fa ci siamo interrogati su come avremmo potuto spenderci per il garantire la cura del paesaggio. Qui nel fondovalle -. racconta il presidente Renato Isepponi che è anche capo dipartimento (in Italia si direbbe assessore, ndr) della cultura e del sociale a Poschiavo - basta segnalare cosa non va che il reparto tecnico comunale subito interviene. Non volevamo limitarci a chiedere un cestino in più per la carta o una panchina... Volevamo intervenire sul paesaggio che qui è davvero unico. Di qui è nato il progetto che abbiamo chiesto di redigere allo studio “Cortesi Pianifica”. L’intervento di recupero è stato premiato da Pro natura e proprio con i finanziamenti di quel riconoscimento abbiamo dato il via ad un intervento di recupero che sino ad oggi è venuto a costare sui 60mila franchi, ma che ha un valore immensamente più grande».
E per fare comprendere ai poschiavini la grande bellezza di quella fascia di montagna dimenticata da ormai mezzo secolo, ma così vicina al paese (si raggiunge percorrendo poche decine di metri), l’ente frazionale ha insistito nel voler proseguire con il tracciato di mezzacosta che offre ora a turisti e residenti, uno sguardo sul borgo scenografico e unico.
Grazie all’impegno del Comune e ai suoi forestali, ora si snoda un sentiero di un chilometro e mezzo che attraversa terrazzamenti e supera avvallamenti grazie alla passerella in legno che un ciclopico elicottero ha posato quest’estate sulle due sponde e che le autorità inaugureranno proprio venerdì prossimo.
«Quello che vogliamo è proprio sensibilizzare la popolazione su questi elementi del paesaggio affinchè si ritorni coltivare questa zona che un tempo era così preziosa perchè consentiva di non sottrarre ettari di terreno al fondovalle».
A spingere i poschiavini a riportare la terra sui crinali, e a costruire muri in pietra, non fu solo la vocazione agricola. Lo testimoniano le pagine de Il Grigione Italiano, (giornale che ancora oggi viene pubblicato), fondato nella metà dell’Ottocento per volontà di alcuni progressisti, animati dalla volontà di migliorare le condizioni di vita in valle. E tra i problemi da superare, c’era quello della carenza di vitamina C. Ne soffriva un po’ tutta la popolazione, soprattutto i più giovani. «Di qui la necessità di piantare alberi da frutto - spiega lo storico Gustavo Lardi -. La coltivazione della frutta innescò anche processi economici interessanti che ancora oggi sono ben tangibili (soprattutto a Brusio), visto che proprio in Valposchiavo è forte la tradizione commerciale nel settore della frutticoltura».
Ma di mezzo non ci sono solo questioni economiche. Qui si parla di un bene immateriale, come il paesaggio, che va vissuto e tutelato. «Ogni giorno in Svizzera tanti i metri quadrati di terreno finiscono sotto case, sotto strade. Non c’è nulla di più importante del paesaggio in cui viviamo e sì, io ci credo - afferma l’architetto-paesaggista Martina Cortesi che incontriamo mentre dà da mangiare alle sue capre a Sotsassa -. È iniziato come lavoro, per me. Ora mi sono messa in gioco in prima persona per recuperare questi terreni. E come me, per fortuna tanti altri giovani sono disposti a fare la stessa cosa».
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