Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 24 Dicembre 2014
Pigoni e Lippl: mostra a Chiesa in Valmalenco
L’accostamento fra le opere pittoriche di Pigoni e le realizzazioni in tela di Lippl, formano un tutt’uno, un armonia di geometrie, di colori, di emozioni, che intrigano il visitatore.
Vasto apprezzamento ha suscitato l’allestimento di Daniele Pigoni e Regina Lippl, inaugurato sabato scorso nelle sale espositive del Teca di Chiesa in Valmalenco.
Di un vero e proprio tuffo nell’arte si è trattato, privo di nastri da tagliare e discorsi da annotare. Semplicemente, appassionati dell’arte e autorità presenti, sindaco Miriam Longhini, e assessore alla cultura, Lorena Dell’Agosto, hanno varcato metaforicamente i “cancelli” delle sale espositive transitando sotto drappi in stoffa realizzati dagli artisti a mò di “entrèe” all’esposizione vera e propria.
Curata, nell’allestimento, nei minimi particolari, perchè il duo Pigoni-Lippl non è di quelli che fanno le cose a caso. Lo stesso connubio si è rivelato vincente, tant’è che l’accostamento fra le opere pittoriche di Pigoni e le realizzazioni in tela di Lippl, formano un tutt’uno, un armonia di geometrie, di colori, di emozioni, che intrigano il visitatore inducendolo a proseguire, nella visita, sala dopo sala, opera dopo opera, per il gusto di vedere cosa riserva la parete successiva.
Cosa compare oltre quella porta, quell’angolo, quella scala. Scala, sì, perchè l’allestimento è su tre piani, tanti quanti costituiscono la ex casa parrocchiale di Chiesa rimessa a nuovo, lo scorso anno, dall’amministrazione comunale, per la direzione lavori di Paolo Agostini, e i restauri di Giorgio Baruta. Il più eclatante, peraltro, è quello raffigurato sulla facciata dello stabile, il “gozzuto” recentemente rimesso a nuovo da Baruta stesso e risalente alla seconda metà del ’500. Decisamente più attuali, ovvio, le rappresentazioni di Pigoni e Lippl, visitabili fino al 18 gennaio, con orario 17,30-22 e con intrattenimenti musicali serali (chiuso, invece, il 24, il 25 e il 31 dicembre).
Lippl, artista di origini tedesche, ma in Valtellina da anni, affida al patchwork in lino e misto seta le sue originali realizzazioni, in stile vagamente Bauhaus, di grande originalità e risultato. Persino ornamentali, elementi di arredo in alta foggia, non messi lì per tappare dei buchi, ma per connotare un ambiente e una dimensione. E Regina, questo, lo sa talmente bene da arrabbiarsi sapendo che un suo lavoro non ha potuto trovare l’ubicazione corretta solo a causa di elementi architettonici della sala che glielo hanno impedito. Sottigliezza di cui, probabile, si è accorta solo lei.
Particolari, però, che fanno grande un allestimento. Anche quello di Daniele Pigoni, bravissimo nell’uso di materiali diversi, dal colore ad olio, al cemento che sembra legno, alla pittura più classica, ma resa in modo originale. Anche l’uso del colore è ricercato. Il bianco non è bianco, il rosa non è rosa, il marròn non è marròn. In una parola, è tutta una ricerca, e si vede. Persino all’ignaro visitatore, non sfugge la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di unico, di ricercato, e di volutamente “artefatto”. Fino alla sorpresa finale, rappresentata dalla “persona che lascia una traccia” e che vi invitiamo ad individuare fra le opere esposte.
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