Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 30 Marzo 2016
Piccoli Comuni: unione o fusione?
Un convegno per riorganizzare la Valle
Domani in città l’incontro voluto dai sindacati sull’accorpamento obbligatorio. Un focus sulla provincia di Sondrio e una simulazione sul territorio della Valmalenco.
Con la fusione i Comuni della Valmalenco in dieci anni potrebbero ottenere 4,6 milioni di euro di vantaggi economici, ma il calcolo si può fare per quasi tutti gli enti locali di Valtellina e Valchiavenna. Il 37% dei Comuni infatti ha meno di mille abitanti e soltanto sei superano la soglia dei 5mila residenti inserita nella discussa proposta di legge sull’accorpamento obbligatorio. La cifra – fra risparmi di gestione e incentivi statali – viene dalla ricerca “Riorganizzare i piccoli Comuni territoriali” che Spi-Cgil, Fnp-Cisl e UilP presenteranno domani a Sondrio, nel convegno intitolato “Piccoli Comuni: unione o fusione?”. L’analisi è stata realizzata dall’Ires Piemonte su richiesta delle strutture regionali dei sindacati, hanno spiegato ieri i segretari provinciali Ettore Armanasco (Spi), Giovanni Spini (Fnp) e Enzo Bombardieri (Uilp), con un “focus” specifico sulla provincia di Sondrio e una simulazione sui Comuni della Valmalenco (Chiesa, Caspoggio, Lanzada che fanno parte dell’Unione, più Torre Santa Maria e Spriana).
«Non vogliamo e non possiamo sostituirci alla politica – ha sottolineato Armanasco -, ma vogliamo dare un contributo ad un dibattito importante per il territorio. È il momento di affrontare il nodo della riorganizzazione degli enti locali, perché la Regione ha indetto i tavoli territoriali sulle aree vaste, e c’è la nota proposta di legge di una ventina di parlamentari per la fusione obbligatoria dei Comuni sotto i 5mila abitanti, esclusi quelli che abbiano già avviato un percorso di accorpamento». In questo contesto secondo i sindacati è importante che il territorio affronti la questione, per evitare soluzioni imposte dall’alto e perché «o mettiamo sul tavolo con la Regione e poi con il governo una proposta complessiva, anche per enti come le Comunità montane, o rischiamo di doverci poi lamentare del fatto che non vengono considerate le nostre caratteristiche», ha sottolineato Armanasco. Secondo i sindacati infatti non è convincente l’ipotesi di utilizzare un criterio unico per indirizzare le fusioni: «La questione dev’essere come riorganizzare in funzione dei servizi ai cittadini», hanno sottolineato Armanasco, Spini e Bombardieri.
Dall’istituto di ricerca arriveranno numeri e analisi, poi la parola passerà al territorio, per confrontare esperienze e punti di vista. Insieme al direttore dell’Ires Francesco Montemurro, al tavolo dei relatori per il convegno di domani sul futuro dei piccoli Comuni ci saranno anche il presidente della Provincia Luca Della Bitta, il sindaco di Chiesa Miriam Longhini e il primo cittadino di Grosotto Guido Patelli, e l’auspicio dei sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil è che anche in platea la presenza degli amministratori locali sia ampia, per avviare un dibattito sul tema.
L’incontro pubblico di giovedì, ospitato dalla sala Martinelli della Camera di commercio, si aprirà alle 9,30 con l’introduzione da parte di Ettore Armanasco, segretario dello Spi-Cgil, poi la parola passerà a Montemurro per la presentazione della ricerca “Riorganizzare i piccoli Comuni territoriali”. Il programma prevede poi gli interventi di Della Bitta, Longhini e Patelli, «che abbiamo invitato perché l’Unione della Valmalenco è l’unica rimasta attiva a livello provinciale – ha spiegato ieri Armanasco – e perché Grosotto è stato fra i Comuni coinvolti nel progetto di fusione poi bocciato al referendum». Seguirà un momento di discussione aperto a tutti i partecipanti, mentre le conclusioni toccheranno al segretario regionale Fnp-Cisl Lombardia Valeriano Formis.
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