Cronaca / Lecco città
Martedì 20 Ottobre 2015
Perego e il traffico di rifiuti
La sentenza lunedì 9 novembre
Chiuso il dibattimento. Ieri mattina le ultime arringhe delle difese. «Sorprendente la richiesta di assoluzione per Andrea Pavone»
«È quanto meno sorprendente che il pubblico ministero abbia chiesto l’assoluzione per chi davvero a quei tempi amministrava la Perego e la condanna del mio assistito, amministratore di diritto ma di fatto senza alcuna possibilità decisione».
Ha fatto anche nomi e cognomi, ieri mattina nell’aula penale del tribunale di Lecco, l’avvocato Marcello Iantorno, difensore di Claudio Perego, fratello di Ivano, uno dei ventuno imputati nel processo per l’ipotesi di reato di concorso aggravato in attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti speciali.
Si tratta di uno dei filoni giudiziari scaturiti dalle indagini confluite nella maxi inchiesta Tenacia: alcuni dei protagonisti sono gli stessi, come Ivano Perego, appunto, e Andrea Pavone, entrambi in carcere. Imputato anche Giovanni Barone, il liquidatore della Perego, sotto processo a Lecco pure per il fallimento delle società che ruotavano attorno al gruppo industriale di Cassago.
E proprio ad Andrea Pavone si riferiva ieri mattina l’avvocato Iantorno, dopo che, al termine della sua lunga requisitoria, il 14 settembre scorso, il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Milano Alessandra Dolci aveva chiesto l’assoluzione per l’ex amministratore di fatto del gruppo Perego condannato in via definitiva a 13 anni per associazione per delinquere di stampo mafioso. Assoluzione anche per Barone e altri 14 imputati, autisti del gruppo brianzolo dichiarato fallito nel 2009 dopo essere stato letteralmente “spolpato” dalla’ndrangheta, come raccontano sentenze ormai passate in giudicato.
Una richiesta, quella della pubblica accusa (l’assoluzione per Pavone, la condanna a un anno quattro mesi per Claudio Perego), che ieri l’avvocato Iantorno ha criticato, definendosi «basito», dal momento che «il mio assistito era di fatto stato estromesso da ogni possibilità decisionale in azienda».
Il presidente della sezione penale del tribunale di Lecco Enrico Manzi, in ruolo monocratico, ha rinviato il processo a lunedì 9 novembre: alle 10 leggerà la sentenza.
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