Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 09 Maggio 2015
Pensioni da rimborsare
Attesa per 9mila valtellinesi
Prime stime dopo la sentenza della Consulta sul mancato recupero del tasso d’inflazione. Ieri primo incontro a Milano per capire il da farsi
Su 61.739 pensioni erogate a far data 1 gennaio 2014, in provincia di Sondrio, sono 9.915 quelle tre volte superiori al minimo, ovvero superiori alle 1.400 euro lorde mensili, interessate dal blocco delle rivalutazioni previsto dal ministro Fornero, e, solo pochi giorni fa, respinto dalla Consulta.
Atteso, però, che il conteggio non è del tutto preciso dal momento che l’Annuario Statistico Regionale divide le pensioni per fascia di importo, ma, la prima fascia utile al nostro conteggio, comprende importi che vanno da 1.250 a 1.499 euro lordi, per cui, una parte di questi 3.406 pensionati potrebbero non rientrare fra quelli che hanno pagato lo scotto del provvedimento Fornero.
Di sicuro rientrano i 2.640 pensionati che prendono da 1.500 a 1.749 lordi al mese, i 1.315 che prendono da 1.750 a 1.999 euro al mese, e, poi, sempre più su, verso gli 868 pensionati da 2.000 a 2.249 euro, i 558 da 2.250 a 2.499 euro, i 566 da 2.500 a 2.999 euro, e, infine, i 562 da 3.000 euro e oltre.
«Va detto che, da noi, in provincia di Sondrio, il valore medio della pensione è leggermente inferiore a quello che si registra nel resto della Lombardia – precisa Ettore Armanasco, segretario generale della Spi Cigl -, aggirandosi sui 1.200 euro lordi al mese, tuttavia il problema si pone per i nostri pensionati come per tutti gli altri, e, proprio oggi (ieri, per chi legge, nda) abbiamo avuto un incontro a Milano come segreterie Cgil e Spi lombarde per fare il punto della situazione e stabilire una linea di condotta con cui rapportarci col ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale. Che, peraltro, proprio oggi (ieri, nda), ha deciso di riceverci, per cui salutiamo positivamente questa disponibilità al confronto, per quanto tardivo possa essere, ma comunque utile a capire cosa ci dobbiamo aspettare su questo capitolo. Penso che se il rimborso ci sarà, sarà probabilmente a rate, ma, noi, al ministro vogliamo porre anche il discorso della flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, non solo della flessibilità in materia di rimborsi pensionistici».
Una partita che si conferma non facile e che, certo, tiene sulle spine parecchi pensionati italiani, lombardi e anche della provincia di Sondrio. Tant’è che telefonate e richieste di informazioni sono all’ordine del giorno presso tutti i patronati attivi in provincia, siano Inca Cgil, Inas Cisl, Ital Uil, piuttosto che Acli. E, parimenti, tutti i segretari e collaboratori dei sindacati dei pensionati sono raggiunti da richieste di ragguagli, cui, al momento, non possono rispondere.
«Difficile, allo stato attuale, dare indicazioni ai nostri associati interessati al problema – dice Renzo Motti, dallo Spi Cgil, forte di 11mila associati -, certo, c’è attesa, se solo si pensa l’erosione prodotta dal provvedimento Fornero, ad esempio, su una pensione di 2.000 euro lordi al mese. Se ne sono andati 1.300 euro in due anni, ragion per cui si capisce, ora, la difficoltà del sistema previdenziale a restituirli».
Anche Luigi Pentimone, segretario provinciale dei Pensionati Cisl (16mila iscritti), e Luca Moraschinelli, responsabile del Patronato Inas Cisl, sono sul pezzo, anche se, quest’ultimo, conferma essere un problema «meno impattante, sulla nostra realtà provinciale rispetto ad altre in Lombardia – dice – perché il nostro pensionato medio, quello “tipo”, che si rivolge al Patronato, prende qualcosa meno e, quindi, non è investito dal problema. Tuttavia, c’è una fascia che va oltre i 1.400 euro e che fa capo al mondo impiegatizio, che pure, si rivolge a noi per ragguagli».
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