Cronaca / Lecco città
Martedì 07 Marzo 2017
Pensioni, un incontro per fare chiarezza
Cresce l’interesse per l’uscita anticipata
A breve si dovrebbero fissare i contenuti dei decreti attuativi della riforma
A Lecco aumenta il numero dei lavoratori che va dai sindacati per informarsi sui costi dell’Ape
Fra una settimana, lunedì 13, un nuovo vertice fra Governo e sindacati dovrebbe fare chiarezza sulla riforma delle pensioni. Si discuterà lo stato dei decreti attuativi delle misure inserite in legge di Bilancio, fra cui l’Ape (anticipo pensionistico a fronte di finanziamento bancario), l’ “Opzione donna” estesa (per lavoratrici dipendenti e autonome che possono andare in pensione anticipata se hanno almeno 35 anni di contributi) e le misure per i lavoratori precoci.
La riforma ha ancora nodi da sciogliere e anche se ancora non ci sono i decreti il Governo tranquillizza: su Ape e “quota 41” (l’Ape social a carico dello Stato per i lavoratori precoci che abbiano 41 anni di contributi) comunque si parte l’1 maggio.
Ma senza decreti attuativi, che avrebbero dovuto essere pronti a fine febbraio, l’incertezza di fatto rimane totale.
Intanto a Lecco sull’Ape volontaria cresce l’attenzione di chi vuol calcolare se e quanto in base alla propria situazione può essere conveniente lasciare prima. La questione non riguarda solo chi semplicemente è stanco di lavorare e può permettersi di andarsene pagando per farlo. Riguarda soprattutto una serie di situazioni che se non sono proprio da Ape social nella sostanza ci vanno vicino.
«I lavoratori di lungo corso - ci dice Marco Brigatti, segretario dello Spi Cgil provinciale - sanno che l’Ape costa cara, ma molti di loro vogliono sapere quanto costa. Al nostro patronato si stanno presentando in questo periodo situazioni per cui, anche di fronte alla consapevolezza dei costi, molti lavoratori vogliono valutare se considerare l’Ape rispetto a situazioni personali di lavoro precario o a condizioni di salute non attribuibili al lavoro. Situazioni intermedie - aggiunge Brigatti - di chi il lavoro lo ha ma magari per poche ore, oppure di chi fa il tempo pieno e non ce la fa più dopo che si è visto slittare in avanti la pensione per la legge Fornero. La voglia di smettere porta a interessarsi di quanto costerebbe farlo».
L’incertezza di questi giorni non permette di dare risposte chiare, per cui per ora dal patronato arriva solo un invito ad aspettare: senza decreti e senza successiva circolare operativa dell’Inps non è possibile capire come far domanda di Ape.
A disorientare ci sono anche le ultime dichiarazioni del presidente dell’Inps, Tito Boeri, che in un convegno all’università La Sapienza di Roma il presidente dell’Inps nei giorni scorsi ha evidenziato che l’Ape, costosa perché di fatto è un prestito ventennale con interessi e assicurazione che si inizia a pagare a quasi 68 anni d’età, «potrebbe tendere a selezionare le persone che magari hanno una speranza di vita più breve, ad esempio per problemi di salute», tantopiù che il debito non è reversibile, cioè non ricade sugli eredi.
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