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Mercoledì 27 Marzo 2013
Parte il nuovo Gruppo Melavì
Ora decolla la parte industriale
Investimenti e tagli dei costi: ora si comincia a delineare il futuro della nuova realtà, vista con interesse come esempio virtuoso anche da fuori provincia. Gli occhi sono puntati verso l'organizzazione del servizio che significa una sala di lavorazione unica, pur mantenendo funzionanti tutte e tre le strutture presenti sul territorio.
SONDRIO Smaltite l'euforia e l'emozione della firma ufficiale della firma per la fusione delle tre cooperative di Tovo, Villa e Ponte in Melavì, da parte dei rispettivi presidenti, Massimo De Luis, Giacomo Tognini e Gian Luigi Quagelli ora si comincia a delineare il futuro della nuova realtà, vista con interesse come esempio virtuoso anche da fuori provincia.
Gli occhi sono puntati verso l'organizzazione del servizio che significa una sala di lavorazione unica, pur mantenendo funzionanti tutte e tre le strutture presenti sul territorio.
Spiega come Pino Sertori. «Siamo chiamati a fare economia per quanto riguarda magazzini e lavorazione - spiega Sertori di Ponte in Valtellina -. Abbiamo tre "case" da mantenere e tenere in piedi. L'idea è quella di arrivare ad una sala unica di trasformazione a Tovo Sant'Agata, che geograficamente è sbilanciata, ma è quella che prevede una spesa minore di investimento. La struttura c'è ed ha le dimensioni necessarie, si tratta di adeguarla affinché possa ospitare tutto il processo di confezionamento». Costo dell'operazione quasi 2 milioni di euro che Melavì si augura di poter trovare con il sostegno degli enti. Diversamente sarebbe difficile.
Le cooperative di Tovo, Villa e Ponte continueranno ad occuparsi tutte e tre di raccolta e conservazione del prodotto. A Ponte, in particolare, dove la "nicchia" del succo di mela sta guadagnando mercato e attenzione, si punterà all'aumento del prodotto di cui l'anno scorso sono stati fatti 200mila litri. «Siamo partiti in piccolo - dice Sertori -, ma ora stiamo ottenendo buoni riscontri con il succo di mela, senza conservanti, salutare e buono». L'aspettativa di Melavì è quella di arrivare ad avere un'unica sala di produzione entro due anni. Attualmente i dipendenti della nuova struttura societaria sono 130. E tanti dovrebbero rimanere. «Non ci saranno contrazioni nelle figure deputate al confezionamento. Da valutare, invece, per i frigoristi incaricati alla conservazione della mela», conclude.
Archiviato il capitolo organizzativo, Sertori come tutti i suoi colleghi torna a parlare della necessità di aumentare la produzione, del reimpianto dei frutteti, della crescita della qualità e diminuzione di costi.
Dello stesso avviso Carlo Panizza di Cologna per il quale «essere oggi un'unità sola, dà speranza - afferma -. Non possiamo paragonarci ai nostri vicini, ma dovremmo riuscire ad avere una voce più alta sul mercato, oltre che risparmiare su costi, trasporti, lavorazione e contabilità. L'ultima liquidazione, lo scorso anno, è stata disastrosa: 22-23 centesimi al chilo, quando i costi di produzione sono di 15-26 centesimi al chilo. Se uno guarda a questo dato, dovrebbe smettere di lavorare. È vero che riusciamo a risparmiare un po' con la manodopera, ma il senso del lavoro non è quello di "starci dentro", ma di avere utili».
I volumi di fatturato realizzati da Melavì - che nell'ultimo quadriennio ha realizzato importanti investimenti per oltre 9 milioni di euro - negli ultimi tre anni oscillano tra i 20 e i 30 milioni di euro.
Per le mele 17-20 milioni di euro, per il succo di mela circa 200mila euro, la vendita agli spacci aziendali 500mila euro, i prodotti per la gestione delle aziende agricole dei soci 2,5 milioni, i servizi alle aziende agricole 200mila euro e le vendite al punto vendita affiliato Conad altri 3,5 milioni di euro.
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