Cronaca / Valchiavenna
Lunedì 23 Maggio 2016
Parco minerario, l’ennesimo ricorso: «Troppi rischi, progetto da fermare»
Novate Mezzola: le associazioni ambientaliste denunciano la presenza di agenti inquinanti. «Non accettiamo che si utilizzino risorse senza pensare alle conseguenze per gli abitanti».
Un nuovo ricorso al Tar per la vicenda dell’ex stabilimento Falck di Novate Mezzola. Venerdì il Comitato Ambiente Valli e Lago di Novate Mezzola, Legambiente, Medicina Democratica hanno presentato congiuntamente un ricorso al Tar curato dall’avvocato Gianmaria Moiola.
Non è la prima volta che le associazioni si rivolgono agli enti superiori della magistratura. Lo scorso anno era stato presentato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, quindi al Consiglio di Stato, contro la certificazione dell’avvenuta messa in sicurezza delle aree rilasciata dalla Provincia di Sondrio. Un ricorso ancora senza una conclusione.
Questa volta il ricorso è direttamente contro il progetto di Parco Minerario del San Fedelino, voluto in base a un accordo di programma dagli enti locali e dalla società Novate Mineraria. «Le associazioni ricorrenti – spiegano i promotori - in nome proprio e dei cittadini coinvolti in molti modi hanno cercato di convincere gli enti interessati ad evitare ogni forma di ulteriore inquinamento e di rischio per la salute della popolazione di un territorio di grande pregio naturalistico. Non sono servite la raccolta di firme conclusasi con ben 4450 adesioni, incontri, convegni, interrogazioni parlamentari e regionali, non ultimo una partecipata manifestazione popolare. Secondo gli enti promotori l’insediamento industriale per lavorare il granito recuperato da due cave circostanti spingendosi nelle viscere della montagna va fatto, costi quello che costi».
«Il ricorso denuncia le modalità con cui si è proceduto, ad esempio modificando il Piano di Governo del Territorio nonostante l’evidente contrasto con principi dell’articolo 19 del Piano Territoriale Regionale, ribadisce come non si possa costruire su una discarica inquinata da sostanze tossiche, considera che sono stati arbitrariamente cambiati i valori limite stabiliti dalla legge per il cromo esavalente da 5 microgrammi /litro a 30 microgrammi/litro, ricorda che diversi lavoratori già impiegati alla Falck hanno subito danni alla loro salute causa le esposizioni a sostanze tossiche e cancerogene e che vi sono eccessi di malattie importanti anche fra i cittadini che hanno vissuto o vivono nel territorio. Denuncia, infine, il rilevamento di non trascurabili concentrazioni di cromo, alluminio ed arsenico nelle acque superficiali e sedimento in prossimità del sito, secondo recenti analisi compiute su mandato del Comitato».
La richiesta è che venga posta attenzione al principio di precauzione voluto dall’Unione Europea: «Le associazioni ambientaliste e le popolazioni inquinate non accettano più che si utilizzino senza criteri le risorse naturali, che queste vengano sfruttate a scopo esclusivo di profitto, producendo conseguenze negative in termini di perdita della salute e soprattutto che questa situazione continui ad essere ostentata a livello istituzionale».
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