Società e Costume
Mercoledì 04 Aprile 2012
Pannofino fa Nero Wolfe
«Ma non sono Buazzelli»
Arriva in tv un altro classico dei classici del giallo: Nero Wolfe. A interpretarlo, a più di quarant'anni dalla straordinaria performance di Tino Buazzelli, è Francesco Pannofino, scelto dal produttore Luca Barbareschi per quella che il direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce definisce «una fisicità che lo avvicina a Nero Wolfe»
Negli otto episodi previsti (in onda su Raiuno il giovedì in prima serata, dal 5 aprile), ispirati ai gialli di Rex Stout, l'investigatore misogino e irascibile, appassionato di orchidee e di buona cucina, non vive nè svolge più la sua attività di investigatore privato a New York, ma si è trasferito a Roma a causa di problemi con l'FBI. Ad affiancarlo c'è il fedele assistente Archie Goodwin, personaggio già interpretato da Paolo Ferrari, ora nelle mani di Pietro Sermonti. Con loro, nel cast diretto da Riccardo Donna, ci sono anche Andy Luotto (lo chef Nanni Laghi), Michele Laginestra (lo sgarrupato detective privato Spartaco Lanzetta), Giulia Bevilacqua (l'intraprendente giornalista Rosa Petrini, con un debole per Goodwin), Marcello Mazzarella (il commissario Graziani).
Il regista spiega: «Quando Barbareschi mi ha proposto di fare questa serie, ho capito che avrei avuto per le mani un giocattolo molto divertente. So che faranno tutti paragoni con il passato ma questa è la tv di oggi». Pannofino conferma: «Quella di confrontarmi con Tino Buazzelli mi è sembrata subito un'esperienza pericolosa. Ho rivisto qualche puntata di quella serie perchè ne avevo un ricordo un po' annebbiato e mi sono reso subito conto che era inutile sia fare paragoni sia scimmiottare Buazzelli. Me lo sentivo sul groppone ed era pesante, perciò gli ho chiesto di scendere e ho iniziato a lavorare. Nero Wolfe è un personaggio complesso, fatto di grande genialità ma anche debolezza e fragilità. Ha delle fobie terribili, non dà la mano alle persone, si allontana quando arriva una donna non perchè non gli piacciano ma perchè odia le chiacchiere. E si è costruito con la sua ciccia una corazza che gli serve a difendersi dalle brutture della vita. Ama anche la buona cucina e, in questo, devo dire che non ho fatto fatica ad identificarmi».
Pietro Sermonti aggiunge: «Lo spettatore del 2000 è abituato ai gialli risolti dalla tecnologia, dai RIS, invece Nero Wolfe è istinto, cervello, capacità di capire l'animo umano e questo mi è piaciuto molto. Mi divertiva poi il mènage familiare, fare la parte dell'arbitro tra le furie zitellesche di questi due uomini, Nero e il cuoco, che litigano sul prezzemolo o su altro». Soddisfatto, ma prudente, Fabrizio Del Noce: «Il risultato di oltre otto milioni di spettatori ottenuto ieri sera dalla seconda puntata di "Maria di Nazaret" ci fa sperare e rafforza il mio ottimismo su Nero Wolfe. Dopo quarant'anni e due o tre generazioni saltate ci sembrava giusto rifare Nero Wolfe. Il dubbio che rimane è solo quanto il pubblico di oggi possa apprezzare il giallo psicologico, senza azione, che era apprezzato dal pubblico di quarant'anni fa».
Con Del Noce concorda Barbareschi che ricorda la linea editoriale della sua Casanova Multimedia che consiste nel «fare cose non dichiaratamente già di successo sulla carta. Prodotti che, a volte, hanno grandi risultati come è accaduto, per esempio, con "Edda e il comunista". In più tengo a precisare che, in un periodo in cui tutti vanno a girare all'estero, noi abbiamo girato a Roma perchè se i nostri tecnici e le nostre maestranze non lavorano chiudiamo».
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