Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 09 Dicembre 2013
Panathlon, una storia
lunga sessant’anni
Storico traguardo festeggiato dal sodalizio del capoluogo con un libro che ne ripercorre le tappe - Dalle battaglie per le strutture sportive della città alla promozione del fair play e all’attività per disabili
Senza nascondere una punta di legittimo orgoglio, il Panathlon Club Sondrio ha festeggiato i sessant’anni di fondazione, traguardo non certo comune nel campo dell’associazionismo, dove è abbastanza frequente che, una volta esaurita la carica di entusiasmo, un sodalizio vada spegnendosi.
La sua carta d’identità dice che è addirittura sesto al mondo (essendo nato nel 1953), ma questo fatto, di per sé, avrebbe un valore del tutto relativo se il testimone non fosse stato stato raccolto da persone di buone volontà, decise a tramandare il messaggio di uno sport portatore di valori.
La cerimonia ufficiale del 60° si è svolta nella mattinata di ieri al salone del Centro Le Volte, alla presenza delle autorità panathletiche (tra cui il consigliere del Panathlon International Gianduia), scolastiche, sportive e civili, cominciando dal sindaco Alcide Molteni e dall’assessore provinciale allo sport Filippo Compagnoni.
Unanime la volontà di sottolineare le benemerenze che il club sondriese, ma in realtà aperto a tutta la provincia, ha saputo acquisire con la sua costante opera di sensibilizzazione verso una pratica sportiva rettamente intesa. Dopo i saluti del presidente Giuseppe Berera e del vice Dalio Cesaroni, l’addetto stampa del club Giuliano Mevio ha illustrato i contenuti del libro da lui curato, edito proprio per quest’occasione.
La pubblicazione, attraverso una serie di contributi e una puntuale documentazione fotografica, permette di gettare uno sguardo d’assieme all’attività del club, che in più occasioni è stata di stimolo all’operato dei pubblici amministratori.
Sarà il caso di ricordare – bisogna tornare indietro di quasi sessant’anni ¬– la campagna d’opinione per la realizzazione di un nuovo stadio: la struttura sorgerà nel 1959, in località Castellina.
Un’altra presa di posizione del sodalizio è datata alla fine degli anni Sessanta, perché il capoluogo potesse finalmente disporre di una piscina coperta e altre strutture più adeguate alla crescita della città. L’impianto natatorio arriverà nel 1973, inserito nel Centro Sportivo di Piazzale Merizzi.
Il Panathlon da diversi anni ha allargato i suoi orizzonti verso temi come il fair play e lo sport come bene per tutti. In questo ramo ha avuto il merito di occuparsi anche dell’attività a favore delle persone disabili. L’idea di interpellare per l’occasione un grande esperto del settore come il giornalista Claudio Arrigoni, collaboratore del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, nonché autore di alcuni libri sul tema specifico, si è rivelata assai felice.
Arrigoni ha incatenato l’attenzione dei presenti alternando un’introduzione generale al tema, ancora abbastanza poco conosciuto, alla proiezione di filmati che hanno fornito l’idea di quanto sia cresciuto lo sport paralimpico a livello planetario.
«Per entrare in questo mondo – ha esordito Arrigoni – bisognerebbe anzitutto aggiornare il linguaggio, più importante di quanto si creda, per non creare esclusioni. Quindi non parliamo più di handicappati o disabili, molto meglio sarebbe parlare di persone con disabilità».
La breve proiezione relativa alle Paralimpiadi di Londra del 2012 e le storie di alcuni atleti hanno incantato il pubblico: lo sport si sta rivelando una formidabile arma d’integrazione e moltissimi di questi agonisti hanno mostrato di essere in grado di fornire prestazioni di alto livello. Tanto da far affermare all’ex campione Sebastian Coe, responsabile dei Giochi di Londra: «D’ora in poi, non vedremo più la disabilità nella stessa maniera».
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