«Pan di segale da Oscar». Il Gambero rosso incorona il panificio Bresesti

Dal 1946 ad oggi ogni giorno al panificio Bresesti di San Giacomo si respira il delizioso profumo di pane appena sfornato. Quello fatto alla «vecchia e genuina maniera» ovvero solo con farina, acqua, sale e lievito. Con un prodotto di pregio che spicca su tutti: il pane di segale. Ebbene, ora, un riconoscimento importante attesta la qualità del panificio Bresesti che è entrato a far parte della rinomata guida Gambero Rosso, risultando così tra i migliori panifici d’Italia.

All’attività tellina, già riconosciuta come attività storica, sono stati assegnati i cosiddetti “Due pani” da parte del Gambero Rosso (il massimo sono i “Tre pani”) proprio grazie alla segale in tutte le sue declinazioni. «Siamo felicissimi ed orgogliosi - esordisce Luca Bresesti che, insieme al papà Bruno e ad altri quattro collaboratori, lavora al forno tutti i giorni -. Devo dire che abbiamo saputo di questo premio tramite i social e dalla marea di telefonate di clienti e amici che si sono complimentati con noi. Certo ci fa piacere, perché mettiamo l’anima in questo lavoro. Per cinquant’anni la nostra sede era in centro paese (dove c’è il negozio alimentari Bresesti condotto dallo zio di Luca, Giorgio Bresesti, ndr), da una dozzina di anni ci siamo spostati a Nigola. Immutata la nostra ricetta del pane di segale».

Ovvero, lo ribadiamo solo farina, acqua, sale e lievito, senza aggiunta di «miglioratori» di forma, colore e sapore. Il segale Bresesti è genuino al cento per cento.

Oltre al pane di segale a forma di ciambella, «il nostro cavallo di battaglia – prosegue Bresesti – è il panun di fichi, noci e uvetta. È la nostra particolarità perché soltanto noi lo facciamo con la segale, senza burro, senza uova e senza zucchero. Dunque un panfrutto, vegano e salutare». In vendita anche la variante del panun con mele e uvetta, grissini di segale o saraceno, i frollini con segale valtellinese, con farina di mais, saraceno o farine integrali. «Prodotti che vanno per la maggiore fra i clienti», sottolinea Luca.

L’ampio spazio per il forno e il negozio e l’ampio parcheggio davanti contribuiscono al flusso di persone – valtellinesi e turisti - che, tutto l’anno, si fermano sulla statale 38 fra San Giacomo e Chiuro per acquistare il pane, ma non solo. «Ormai sono anni che facciamo il pane e abbiamo imparato a riconoscere il movimento delle persone e il periodo in cui si spostano – sottolinea Bresesti -, per cui, a seconda delle stagioni, produciamo da un paio di quintali di pane al giorno a quattro quintali, ma possiamo arrivare anche a sei quintali. Il nostro pane viene venduto qui e al negozio dello zio in centro San Giacomo, oltre a qualche ristorantino della zona; non diamo nulla alla grande distribuzione per scelta. Vogliamo davvero fare una produzione a km zero».

Quanto al riconoscimento di Gambero Rosso, che darà ancora maggiore visibilità al panificio, Luca Bresesti commenta: «Non me lo sarei aspettato. Non ci siamo candidati. È un’attestazione di qualità del tutto spontanea». Il signor Bruno, con occhietto da vecchia volpe, ha la sua idea, però: «Secondo me qualcuno di Gambero Rosso, in incognito, è passato a prendere e assaggiare il nostro pane …».

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