Paderno, una frana complica la collocazione del nuovo ponte sull’Adda

Paderno. Un’enorme frana da 20 milioni di metri cubi di terra, roccia e alberi minaccia la valle dell’Adda. Si trova a circa 150 metri a sud del ponte San Michele e si sviluppa per 1 chilometro quadrato, è profonda circa 20 metri ed è «un evento franoso in atto» sulla sponda lecchese della valle, proprio dove il 16 maggio scorso ci fu uno smottamento che ha interrotto l’alzaia. E’ questa frana che rende complicata la collocazione del nuovo ponte sostitutivo di quello attuale, che in teoria dovrebbe entrare in servizio nel 2030.

E’ il risultato della campagna di carotaggi geognostici e geologici profondi fino a 150 metri sotto terra, condotti dai tecnici di Italferr per conto di Rfi nel percorso di progettazione del nuovo ponte, ferroviario e stradale, che sostituirà l’attuale con l’arcata di ferro. E’ «impensabile» costruire una qualunque struttura dove si trova la frana, che si sviluppa per un chilometro in lunghezza, e che rende obbligata la collocazione. Consolidarla avrebbe «costi astronomici e costruirvi sopra un ponte richiederebbe un continuo monitoraggio della struttura».

L’ipotesi nord era stata cancellata già da tempo per la vicinanza del cimitero, sul tavolo ne restano 3, e sono state descritte proprio ieri mattina nell’audizione della V Commissione Territorio, infrastrutture e mobilità della Regione Lombardia, presenti Rfi, l’assessore regionale Claudia Terzi, le Province di Bergamo, Lecco, Monza Brianza e parecchi Comuni, tra cui Paderno, Calusco, Verderio, Aicurzio.

Il ponte deve stare o attaccato all’attuale, o almeno 1,5 – 2 km a sud, in mezzo c’è la frana. La prima ipotesi prevede un unico viadotto a circa 30 metri dall’attuale, con strada a doppia corsia in alto e doppio binario sotto, scendendo di almeno 10 metri rispetto all’attuale quota della ferrovia. La seconda ipotesi prevede il o i ponti a sud, allungando il percorso di 3,6 km, spostando le due stazioni di Paderno e Calusco, e con costi molto più elevati. La terza ipotesi è quella di due ponti separati vicini all’attuale San Michele, con delle gallerie di accesso per i treni, come nella prima ipotesi. Costi variabili da 350 a 600 milioni di euro.

Terzi ha detto che il ponte a Paderno si farà sicuramente, ma si è attirata le critiche feroci di tutti i sindaci presenti, anche quelli del suo partito, per la mancanza di indicazioni sulla viabilità di accesso. Per Giampaolo Torchio di Paderno «non è sostenibile» pensare di scaricare 2000 camion al giorno sulle strade della zona senza nessun cambiamento. Ha anche chiesto una mitigazione ambientale e progettazione di alto livello Pesante anche il commento di Michele Pellegrini di Calusco, che vuole un cronoprogramma preciso, e di Matteo Baraggia di Aicurzio sulla mancanza di previsioni sulle strade aggiuntive. Danilo Villa di Verderio ha riferito che «la rotonda del Platano non consente le manovre di inversione dei camion». Per il consigliere regionale di FdI Giacomo Zamperini «si devono ascoltare i territori e trovare delle soluzioni accettabili per rendere sopportabile l’impatto dell’opera, in un percorso di ascolto e condivisione», mentre per Gigi Ponti e Gianmario Fragomeli del Pd «non abbiamo una soluzione definita ma tre ipotesi di costi diversi, con soli 5 anni di tempo davanti per definire progetto, programmazione trovare le risorse e svolgere i lavori. Praticamente impossibile».

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