Osvaldo, una vita difficile. I famigliari:
«Grazie allo Stato per averci aiutato»

Nell’annuncio funebre il ringraziamento alle istituzioni della famiglia di Osvaldo Della Bella, mancato martedì all’ospedale di Sondrio

«Si dà sempre tutto per scontato, ma così non è. Per questo, come famigliari di Osvaldo Della Bella, pubblicamente, sul suo annuncio funebre, abbiamo voluto riservare un pensiero di ringraziamento allo Stato italiano che con le sue leggi e i suoi servizi ha supportato il nostro congiunto nella sua devastante avventura». A dirlo è Fabio Della Bella, fratello di Osvaldo, mancato martedì all’ospedale di Sondrio per le complicanze di un ricovero resosi necessario in seguito al peggioramento delle sue condizioni fisiche. Aveva 61 anni, Osvaldo, era ospite della casa di riposo “Città di Chiavenna” da quattro anni, in seguito al subentrare di problemi fisici pesanti, ma per anni ha vissuto in autonomia nella casa di famiglia a Chiavenna.

Costantemente assistito dal fratello Fabio e dalla sorella Rosita, con le rispettive famiglie, vicini al fratello fino all’ultimo, ma permettendogli di autogestirsi pur fra mille difficoltà. «L’obiettivo, per noi, è sempre stato lasciarlo vivere in autonomia dice Fabio - e ci siamo riusciti. E ci è riuscito lui, pur fra difficoltà di ogni tipo. Nel gestire le quali è stato e siamo stati supportati in toto dai servizi e dallo Stato. Perché Osvaldo ha cominciato ad avere problemi psichiatrici a 15 anni e a salvarlo dal manicomio è stata la legge 180, per questo ci sembra doveroso ringraziare lo Stato italiano con le sue leggi. Poi ci sono stati anche supporti economici, perché nostro fratello ha potuto usufruire della pensione di reversibilità dei genitori, è stato riconosciuto invalido civile e, negli ultimi tempi, ha ottenuto l’assegno di accompagnamento. Sembra tutto dovuto, però, se questi supporti ci sono stati è perché lo Stato ha pensato anche a persone come nostro fratello. Dopodiché, doveroso ringraziare le forze dell’ordine, in primis i carabinieri e gli agenti della polizia locale di Chiavenna che, spesso, abbiamo dovuto chiamare per aiutarci ad affrontare situazioni limite che ci sono state, ringraziare il mondo del volontariato e dei servizi sociali e psichiatrici di Chiavenna, sempre presenti, così come gli operatori della casa di riposo che l’hanno assistito negli ultimi anni».

Osvaldo era una persona buona, che amava stare in mezzo alla gente. Piazza Pestalozzi era il suo “quartier generale”. Lì era a suo agio e lì cercava il contatto con le persone, in modo da comunicare il più possibile. Di tanto in tanto in modo sbagliato, mandando anche a quel paese l’interlocutore, ma subito dopo chiedeva scusa. Era un essere libero, Osvaldo, indipendente, fiero, felice di sfrecciare in Chiavenna sulla sua Vespa, incurante delle regole. Era arguto ed intelligente, tendenzialmente polemico. Ed era attento agli altri, di cui sapeva fin la data di nascita. Sicuramente, costretto in manicomio, non avrebbe resistito. Oggi, alle 18, il feretro lascerà la sala del commiato delle onoranze funebri Sant’Antonio per i funerali in collegiata. Poi la salma proseguirà per la cremazione.

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