Opportunità tra ostacoli «Freno da tassi alti e dazi»

L’impresa La lecchese Fischer&Rechsteiner Company ha 7 sedi brasiliane Il Ceo Riva: «La visuale è di medio-lungo termine, con condizioni agevolate»

Oggi sono sette le sedi brasiliane della lecchese Fischer&Rechsteiner Company, società di spedizioni internazionali che in Brasile opera attraverso la sua società locale Fer-Br, che dà lavoro a 120 persone con sede centrale nel Comune di Jundai, nello Stato di San Paolo.

La società brasiliana dedicata a spedizioni internazionali aeree, marittime, multimodale e stradali si aggiunge alle società che Riccardo Riva, presidente e Ceo dell’azienda, ha aperto in Libano, a Cipro, in Tunisia e a Dubai, mentre a presidio dell’Asia orientale opera con una partecipazione societaria a Hong Kong, per un totale di 230 dipendenti.

Paese complesso

Dal Messico al profondo Sud di Cile e Argentina il centro e Sud America è una delle tre macro aree di business di Fischer&Rechsteiner Company: «È un’area – afferma Riva - che per la nostra attività sta andando bene, con Messico e Colombia molto positivi, così come l’Argentina si mantiene sui livelli a cui siamo abituati. In Brasile, essendo noi presenti fisicamente, svolgiamo attività non solo di spedizioni ma anche di logistica e doganale con un servizio completo in linea con le best practices applicate dai global player che operano in Brasile». Il Brasile, afferma Riva, «è un Paese complesso, che dà numerose opportunità se si è capaci di coglierle e se non si ha l’aspettativa del risultato a breve termine. Il business in Brasile chiede una visuale di medio-lungo termine, non è un Paese da toccata e fuga».

Un Paese complesso, ma non difficile, sottolinea Riva: «Siamo abituati a sentir dire che ciò che è complicato in Brasile è facile in Italia, e viceversa. Ne è un esempio il tema dei passaporti, facili da richiedere con procedura totalmente online in Brasile e molto più impegnativa in Italia».

Così come non è complicato il funzionamento del sistema doganale, «del tutto digitalizzato e che funziona come in Europa, mentre è decisamente complesso il calcolo dei dazi, che mentre in Europa corrispondono a una percentuale calcolata sul valore dell’importazione, in modo lineare, in Brasile non è così: il valore dell’importazione prevede una serie di conteggi, direi anche quasi diabolici, a livello federale, statale e talvolta anche municipale per cui il montante che ne deriva diventa di volta in volta la base per il calcolo successivo, in una tabella che va costruita e interpretata. Questa è certamente una complessità».

E su tassi che restano comunque elevati per le imprese europee che esportano in Brasile Riva ricorda che sulla possibilità di ridurli è in corso da tempo il dialogo fra Ue e Mercosur e, nello specifico, fra Ue e Brasile: «Su alcuni prodotti – aggiunge Riva - ci sono state riduzioni tuttavia non percepibili a livello generale, la tassazione all’importazione rimane medio-alta.

Al netto però di aree a fiscalità agevolata per cui le importazioni fatte da soggetti con partita Iva registrata in quelle aree hanno condizioni molto agevolate, come accade in alcune zone degli Stati di Santa Caterina e dell’Amazzonia. Vi sono poi licenze particolari che l’importatore brasiliano può chiedere qualora ricorrano specifiche condizioni, ad esempio la tipologia del prodotto importato (se nuovo oppure usato), la destinazione d’uso di un macchinario: ciò consente riduzioni ed esenzioni tariffarie parziali».

Buoni margini per investire

Per Riva il Brasile si riconferma un Paese favorevole agli investimenti esteri: «i progetti di privatizzazione che erano in corso sono stati confermati anche con la presidenza di Lula e gli investimenti pubblici in alcune aree del Paese vengono fatti. Il presidente Lula – aggiunge Riva – coerentemente con la sua visione politica ha ripristinato numerose iniziative per i ceti popolari, in particolare per studenti e famiglie, che Bolsonaro aveva ridimensionato, in una dinamica nota ad ogni latitudine. Il Brasile è perfettamente consapevole di essere parte di un mondo globale. Parlando con clienti e stakeholders generali, mi riferivano in vista delle ultime elezioni di non avvertire un clima di apprensione, cosa che comunque era immotivata visto che con l’elezione di Lula non è stata rivoluzionata l’organizzazione del Governo federale».(M.Del.)

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