Cronaca / Circondario
Mercoledì 07 Febbraio 2018
Olginate. Maggi Catene
Il mese di febbraio verrà pagato
Un acconto e il saldo previsto al 10 marzo, «Il lavoro c’è, il problema è strettamente finanziario»
E’ stato un incontro teso ma dialogante quello che si è svolto ieri fra i sindacati e la dirigenza di Maggi Catene, l’azienda di Olginate che occupa 66 lavoratori e che lo scorso 1 febbraio ha chiesto al tribunale di Lecco di accedere al concordato in bianco.
A margine della riunione che si è tenuta nel pomeriggio nella sede aziendale Domenico Alvaro della Fiom-Cgil e Marco Reggia della Fim-Cisl ci dicono che «un primo risultato è stato ottenuto, visto che l’azienda ha dato disponibilità a pagare lo stipendio di questo mese di febbraio con un acconto e con il saldo al 10 marzo».
E’ uno dei punti che domani i due sindacalisti andranno a riferire ai lavoratori, insieme al fatto che, come riferito dai legali dell’azienda nell’incontro sindacale di ieri, la proprietà sta decidendo se procedere per una ristrutturazione del debito o con un concordato. Un altro punto riguarda l’impegno assicurato dall’azienda, come ci confermano entrambe le parti, al coinvolgimento sindacale nel nuovo piano di ristrutturazione per le parti che vanno a tutela dei lavoratori.
In merito all’acconto sugli stipendi di febbraio, Corrado Maggi ci riferisce che «fa parte del dato di fatto che l’azienda fa ciò che le proprie disponibilità consentono, per questa ragione riteniamo di aver potuto prendere questo impegno. Il clima coi sindacati – aggiunge Maggi – non è difficile a causa di cattive relazioni bensì per la situazione delicata che attraversiamo e che coinvolge tutti. I sindacati fanno la loro parte politica e noi la nostra, ma nel rispetto delle relazioni».
La media di 2-3 stipendi pregressi non pagati nel corso di tre anni, oltre ai mancati versamenti per chi aderisce al fondo Cometa, sono per ora parte di quei debiti pregressi congelati alla data di richiesta del concordato e che quindi comunque non possono essere pagati.
In una nota diffusa a fine incontro i sindacati dichiarano che «I 66 dipendenti hanno arretrati differenziati: coloro che stanno peggio devono ancora ricevere gli stipendi dal mese di ottobre, tredicesima compresa. Abbiamo chiesto il pagamento di gennaio, ma ci hanno detto che la procedura non lo consente. Abbiamo quindi ribadito che è possibile chiedere autorizzazione al tribunale per il versamento della mensilità, comparando i lavoratori ai creditori strategici. Così ci hanno detto chiaramente che l’azienda non ha liquidità. Diverso è il caso dello stipendio di febbraio».
Ma ora a preoccupare i sindacati sono anche i futuri pagamenti di stipendio: «L’avvocato – scrivono nel comunicato - ha risposto che la procedura che vogliono realizzare dà garanzie perché l’azienda non può creare nuovi debiti», mentre sulle prospettive i sindacati riferiscono di aver ricevuto rassicurazioni sul fatto che “il lavoro c’è, il problema è strettamente finanziario». Circa il coinvolgimento di Fim e Fiom nel piano di ristrutturazione Maggi conferma: «Non è vero – dice l’imprenditore in risposta a un’osservazione espressa nei giorni scorsi dal segretario generale della Cgil, Wolfango Pirelli – che chiamiamo le dirigenze sindacali solo nel momento del bisogno. In tre anni di crisi abbiamo fatto decine di incontri e siglato insieme accordi su cassa integrazione e solidarietà. Questa volta abbiamo informato subito le Rsu subito dopo aver chiesto il concordato, chiedendo loro di informare le loro dirigenze. Certo, in un momento non facile sarà forse mancata una nostra lettera formale, ma non c’è mancanza di attenzione».
Ora l’azienda ha chiesto al tribunale di avere il tempo massimo (120 giorni) per presentare il proprio piano per il concordato: «La nostra richiesta si basa sul fatto che per una realtà come la nostra, per il suo impatto sul territorio e sull’occupazione, sia una richiesta congrua, anche con l’aggiunta eventuale, dietro debite motivazioni, di un ulteriore periodo di 60 giorni».
All’incontro hanno preso parte oltre ai sindacalisti e a Corrado Maggi anche il responsabile delle relazioni industriali di Confindustria (Giorgio Airoldi), oltre a Chiara Maggi (responsabile dell’amministrazione nell’azienda di famiglia), l’avvocato Barbara Schiavo e i commercialisti incaricati di preparare il piano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA