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Sabato 17 Marzo 2012
Olginate: Fonderia San Martino
colpita dalla crisi dell'auto
Nubi sulla Fonderia San Martino di Olginate. In questi giorni si stanno avvicendando una serie di incontri tra azienda e sindacato, e le amministrazioni locali, per far fronte a un calo repentino della produzione che rischia di compromettere la continuità aziendale della storica fonderia di ghisa, attiva a Olginate dal 1959, specializzata nella produzione di materiale destinato al settore automotive.
In queste ore si stanno avvicendando una serie di incontri tra azienda e sindacato, e le amministrazioni locali, per far fronte a un calo repentino della produzione che rischia di compromettere la continuità aziendale della storica fonderia di ghisa, attiva a Olginate dal 1959, specializzata nella produzione di materiale destinato al settore automotive.
Questa è l'ultima di una serie di problemi che l'azienda si trova ad affrontare. Noti sono i costanti problemi di ordine ambientale cui l'azienda periodicamente deve far fronte. All'inizio dell'anno, l'amministrazione provinciale aveva sollecitato l'azienda a portare a termine alcuni adeguamenti, indicati dalle ispezioni di Arpa, per ottenere il certificato Aia, autorizzazione integrata ambientale, indispensabile per proseguire l'attività. Attualmente l'adempimento a queste richieste resta sospeso e dall'azienda non è ancora pervenuta alcuna risposta.
C'è da dire che il presidente dell'azienda, Enrico Rossi, non ha mai nascosto gli ingenti costi che questa azienda sostiene per mantenere le strutture di protezione ambientale (oltre 250mila euro l'anno) e adeguamenti che negli anni hanno comportato investimenti di parecchi milioni di euro. Investimenti che risultano essere indispensabili per continuare l'attività, perché l'alternativa sarebbe la chiusura. Infatti la San Martino non può trasferirsi, perché questo significherebbe rottamare la maggior parte degli impianti, vestiti su misura della struttura edilizia. Per creare una fonderia nuova ci vorrebbero 50 milioni di euro: quindi spostarsi, per questa azienda, significa chiudere.
A queste difficoltà si aggiungono problemi derivanti da un calo del mercato. In pochi anni l'azienda ha ridotto il personale da 80 a 51 i dipendenti e periodicamente, negli ultimi due anni, ha fatto ricorso ad ammortizzatori sociali per sostenere la continuità industriale.
I manager dell'azienda hanno incontrato i sindacalisti della Fiom Cgil e ne è emersa un confronto dall'esito incerto: «La situazione è delicatissima - dice Domenico Alvaro della Fiom - e l'azienda sta pagando un improvviso calo di commesse, anche se riteniamo che usando i giusti accorgimenti si potrebbe scongiurare il peggio».
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