Nuovo ponte a Paderno d’Adda, i cittadini chiedono di essere coinvolti nella scelta del progetto. La rabbia del comitato

Anche i cittadini del territori vogliono essere coinvolti nella scelta del progetto per il nuovo ponte sull’Adda. Lo chiedono alle istituzioni che hanno discusso in tutti i consiglio comunali le (poche) novità riguardanti il progetto del viadotto che sostituirà il San Michele a Paderno d’Adda. Consigli comunali che tuttavia non sembrano non essere in grado di farsi valere a sufficienza per ottenere qualcosa di più delle semplici rassicurazioni che saranno realizzate opere di compensazione.

Nei consigli sono stati ribaditi i punti critici di una proposta che suscita numerose perplessità. Si va dall’incompatibilità del nuovo ponte con la candidatura del San Michele all’Unesco come monumento storico all’impatto della nuova struttura sul paesaggio per finire con l’incredibile aumento di traffico, che si tradurrà in un passaggio di veicoli che schizzerà da 5.700 a 14 mila al giorno.

«A nostro parere - sostengono i membri del Comitato cittadini ponti - queste motivazioni sono più che sufficienti per rigettare le proposte di Regione Lombardia e del Ministero delle Infrastrutture che insistono nella costruzione del nuovo ponte a ridosso del San Michele della cui importanza storica e del cui valore come attrattiva turistica per il territorio non si curano affatto».

Il Comitato è convinto che anche quello che stanno chiedendo gli amministratori non sia sufficiente. E arriva a sostenere che «le proposte di opere di compensazione richiamate nel documento votato nei consigli, oltre a non avere nessuna garanzia di approvazione, rischiano di arrecare ulteriori danni ai territori interessati».

In particolare, alla zona meridionale di Paderno d’Adda, verso Verderio, che «andrebbe a devastare uno degli ultimi territori agricoli del territorio lecchese».

La delusione per il mancato coinvolgimento dei cittadini e l’adozione di una visione che consideri le conseguenze sul territorio diventa rabbia quando ci si rende conto che «una delle proposte della stessa Rfi di spostare più a sud sia il ponte viario sia ferroviario non sia stata presa in considerazione per i maggiori costi».

Eppure, proseguono, «per un evento come le Olimpiadi 2026 che durerà un mese, sono disposti a spendere milioni di euro. Per un riassetto viabilistico che durerà centinaia di anni, si andrà al risparmio». Con il risultato che si «creeranno code a ogni rotonda, incrocio o semaforo; si rovinerà l’ambiente; peggiorerà la qualità dell’aria e la salute; si umilierà il potenziale turistico del territorio che circonda l’Adda».

«Possibile - si conclude lo sfogo del Comitato - che Rfi possa decidere in base a suoi criteri di costi-benefici che cosa realizzare senza tenere conto della vivibilità, della salubrità, del potenziale turistico?. Chi deve mettere sul piatto questi elementi? Noi riteniamo che le amministrazioni comunali e soprattutto i cittadini debbano avere voce in capitolo».

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