Nuovo corso del Lecco, Aliberti è carico:
«Sogno la squadra in B, non faremo pazzie ma costruiremo un gruppo unito»

Intervista al nuovo presidente ed amministratore delegato: «Lunedì e martedì saranno due giorni di lavoro intensi sulla parte sportiva. Speriamo di definire il team in quei due giorni, a partire dal direttore sportivo, e subito dopo valuteremo il resto»

Il patron, amministratore delegato e presidente del Lecco Aniello Aliberti è “carico”. Il suo piglio manageriale, legato alla voglia del figlio Francesco, che sarà vicepresidente, di fare calcio, potrebbero portare il Lecco a grandi risultati. O, comunque, a giocarsi un futuro fatto di programmazione, serietà e impegno. In salsa bluceleste. I tifosi sono molto incuriositi da questo approccio imprenditoriale nel fare calcio. Ma poi guarderanno, come sempre, i risultati. E allora perché Aliberti si è imbarcato in una impresa del genere? Glielo abbiamo chiesto.

Presidente, possiamo chiamarla così? Da cosa è nata la sua voglia di fare il calcio? «È nata dalla richiesta di un imprenditore locale di dare una mano al Lecco. Non mi sono svegliato al mattino con l’idea di fare calcio. Unitamente alla passione di mio figlio, che già seguiva il Lecco, ho deciso che quell’appello fosse da raccogliere. Fosse stata un’altra squadra non ci avrei mai pensato. Non sarebbe stato di mio interesse. La trattativa con l’azienda lecchese ha fatto scaturire la scintilla…».

Azienda che non è la Gilardoni Raggi X di Mandello, vero? «Gilardoni non fa le macchine che facciamo noi. Io faccio le macchine per gli ospedali, loro per gli aeroporti. La loro è una applicazione Rx industriale. Il medicale non lo fanno più da vent’anni. Non è lei l’azienda di cui parlo».

Non insistiamo allora. Eppure se anche lei non aveva mai pensato al calcio, prima, la sua famiglia è sempre stata nel calcio. Non sempre con tutte le fortune… Anche suo fratello Michele, che avrà un ruolo nel Lecco si è trovato coinvolto nel crack della Salernitana…«Era membro del consiglio d’amministrazione. Ma quel crack era stato causato da mio cugino. Siamo buoni amici, parenti, ma abbinare noi a lui non ha nessuna logica. Da Salerno mio cugino mi manda messaggi riportando che tutte le agenzie stampa dicono che Aliberti è andato a Lecco. E lui smentisce. L’omonimia crea grossi problemi. Michele? Mai stato azionista della Salernitana. Fa il commercialista e lo è stato anche della Salernitana. Era membro del consiglio e in quanto tale è stato coinvolto, ma ha chiuso tutte le sue vicende con quel passato e non ha più niente a che fare con la Salernitana e con quello che è successo. Ripeto: il suo è stato un incarico da professionista, ma non è mai stato socio né azionista. Ovvero non ha deciso quel che sarebbe successo».

Chiusa parentesi. Ma lei che Lecco sogna? «Un Lecco che vada in serie B. Se è un sogno, allora sogniamo bene. Però sappiamo che una cosa è dirlo…».

Sa che non sarà facile, anzi che sarà difficilissimo, vero? «Se uno però non ci prova, di sicuro non ci riesce... ».

Sa anche che ci sono corazzate come Milan U23 che intendono spendere decine di milioni. E il Vicenza di Rosso, poi… «Beato il Milan se ha decine di milioni. Conosco anche il patron del Vicenza Rosso, perché l’ho incontrato in Confindustria. Ma noi no. Non faremo pazzie, lo ripeto. E poi chi ha speso tanto a volte si è ritrovato anche ultimo. L’importante è altro: creare uno spogliatoio, una squadra affiatata, un ottimo rapporto staff tecnico-allenatore-giocatori. Questo porta ai risultati. Ma rincorrere Milan, Vicenza, non ci penso nemmeno».

Quando il ritiro? «Come faccio a dirglielo? Non abbiamo ancora deciso nulla. Lunedì e martedì saranno due giorni di lavoro intensi sulla parte sportiva. Speriamo di definire il team sportivo in quei due giorni e subito dopo valuteremo il resto. Chi mandiamo in ritiro oggi come oggi? Non so neanche dove andremo, per ora. Deciderà il direttore sportivo. Nella mia società tutti avranno il loro compito e il diesse avrà il suo».

Partiamo da alcune certezze. Quali? «Telefonicamente abbiamo trovato un accordo con mister Luciano Foschi per la risoluzione consensuale. È avvenuto ieri. Per il resto posso solo dire che il segretario Nicodemo Cecconi resterà, se vuole restare. E poi gli altri li dobbiamo sentire. Il segretario, per l’esperienza che ha, siamo orientati a riconfermarlo . Per il resto dovremo vedere. Tutto dipende dal direttore sportivo, però. È vero che seguirà la parte sportiva, ma dirà la sua anche sull’organizzazione. Ci sarà una comunione d’intenti tra parte tecnica e organizzativa che dovranno essere molto affiatate».

Le cariche ufficiali? «Mio figlio Francesco sarà vicepresidente. E io presidente e amministratore delegato».

La campagna acquisti ha già un budget? «Non ci limitiamo a un budget prestabilito. Valuteremo caso per caso. Se c’è da prendere uno bravo e che ci serve, si può anche uscire dall’ipotesi di budget. L’importante è fare la squadra. Senza fare pazzie. Il budget è molto limitativo. Se dico che spenderò due milioni ma bisogna sforarlo che si fa? Non parlo di otto-dieci milioni, di sicuro, ma non ci imponiamo di stare in certi costi. Vogliamo allestire la squadra migliore possibile, ovviamente rapportato alla nostra realtà».

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