Cronaca / Morbegno e bassa valle
Sabato 29 Ottobre 2016
Nuova vita per il conoide, da pietraia
a zona agricola: ecco come diventerà
Il Comune di Talamona ritenendo valida l’opera modifica il Pgt. La grande area soggetta ad alluvioni è stata coltivata ancora fino a tutto l’Ottocento.
Sì alla variante al Pgt di Talamona, prende forma il “Parco Multifunzione” del Tartano. Il comune di Talamona ha dato avvio al procedimento del Piano di governo del territorio mirato alla valorizzazione del settore agricolo di tipo biologico, alle varie peculiarità naturalistiche e all’attrazione turistico-ricreativa del conoide del Tartano. Chiunque abbia interesse può presentare suggerimenti e proposte ai fini delle determinazioni sulle scelte finalizzate alla redazione della variante.
Il passaggio burocratico dà il là a un progetto di grande respiro destinato a cambiare la geografia del Tartano, «è uno studio per focalizzare le possibilità di recupero e valorizzazione del conoide del Tartano che rappresenta una fetta molto significativa del territorio del nostro comune», spiega il sindaco Fabrizio Trivella. Fino a tutto il diciannovesimo secolo il conoide del Tartano aveva una conformazione molto diversa da quella che siamo abituati a vedere oggi. Il suo territorio era interamente coltivato, il percorso del torrente, immediatamente fuori dalla stretta valle di Tartano, voltava verso destra per sfociare nell’Adda in località Torraccia. Come riportato nei registri del vecchio catasto, custoditi all’Archivio di Stato di Sondrio, sui fondi si coltivava il gelso e si allevava il baco da seta; pare addirittura che fosse presente la coltura dell’olivo. «Questo aspetto testimonia l’attenzione al territorio da parte della popolazione e delle istituzioni, coscienti della sua fragilità e pericolosità non solo per i fondi agricoli ma anche per l’abitato - dice il sindaco -. Fin dal medioevo l’area era oggetto di periodiche alluvioni, ma la popolazione si era sempre prodigata per recuperare e bonificare le superfici agricole. Ce ne fu una catastrofica nel 1911 che, devastando l’intera area del conoide, scalzò ogni attività antropica e sancì il definitivo degrado dell’intera area.
Dopo di allora, nell’impossibilità di recuperare i fondi precedentemente coltivati, le attività agricole si spostarono nella piana di fondovalle. Oggi vi è un frutteto e alcuni fondi coltivati a foraggio. Il Tartano poi da oltre un secolo rappresenta una delle principali fonti di rischio idrogeologico per l’abitato di Talamona. Ed è stato con l’alluvione del 1987 che il problema è tornato all’attenzione di tutti, al punto che Regione Lombardia commissionò uno studio per la messa in sicurezza definitiva al professor Franzetti del Politecnico di Milano. Il progetto non fu mai realizzato, se non in minima parte, a causa degli ingenti costi.
«Oggi, con i mezzi tecnici a disposizione, il recupero del conoide del Tartano e la sua messa in sicurezza sono realizzabili - spiega Trivella -. Con la realizzazione del secondo lotto della nuova statale 38 l’area del Tartano assume per Talamona e per l’intero mandamento una rilevanza tutta nuova, diventando a tutti gli effetti la porta di ingresso alla Valtellina».
L’amministrazione comunale nei mesi scorsi ha focalizzato i vincoli di varia natura (urbanistici, idrogeologici, naturalistici) presenti sull’area al fine di valutare una strategia di recupero che deve, prima di tutto, creare le condizioni di fattibilità a livello normativo, locale e sovracomunale e ha recentemente avviato il procedimento per la variante al Pgt.
Nelle prossime settimane il Comune porterà avanti azioni di sensibilizzazione e coinvolgimento della popolazione su un progetto importante «da qualcuno scherzosamente battezzato “TartaSì”, che potrà diventare la nostra sfida per i prossimi anni».
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