Cronaca / Morbegno e bassa valle
Lunedì 29 Ottobre 2018
«Nuova statale, lunga cavalcata tra mille difficoltà: ha vinto la tenacia»
Di statale 38 se n’è occupato in vesti molteplici, dai panni indossati in Provincia in qualità di assessore, in Regione come consigliere e sottosegretario e sino al ruolo in Parlamento. I ricordi di Ugo Parolo, esponente di spicco della Lega in provincia di Sondrio, sulla viabilità della Valtellina si sprecano.
«Quando sento parlare di 38, mi viene subito in mente il messaggio che mi inviò il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, allora presidente della Commissione Bilancio della Camera, nel dicembre 2005 alle due di notte: “Valtellina libera”. Compresi che il mio emendamento che chiedeva di finanziare 140 milioni era stato accolto . Era fatta, perché su un totale di 280 milioni ne erano già disponibili su varie leggi 140. Quindi si poteva finalmente procedere con l’appalto del primo stralcio (fino a Cosio Valtellino). Ricordo anche che Giorgetti mi aveva telefonato qualche ora prima chiedendomi spiegazioni perché avevamo concordato di farci finanziare un mutuo di 12 milioni annui per 15 anni (per un totale di 180 milioni compresi interessi). Però un istante prima di presentare l’emendamento lo avevo modificato. Mi ero consultato con Gildo De Gianni all’epoca assessore al Bilancio in Provincia e decidemmo di chiedere 13 milioni all’anno per 15 anni (195 milioni compresi gli interessi)». Da qui lo stupore di Giorgetti che non era stato preventivamente avvertito. «Risposi “Giancarlo in montagna si viaggia meglio con il 13 per 15”... seguì una risata e l’emendamento venne approvato così».
Altra tappa quella del 16 novembre 2005, il Parlamento aveva appena licenziato la riforma costituzionale tanto voluta dalla Lega, la cosiddetta “devolution”. Venne organizzato un piccolo festeggiamento con brindisi all’interno del Senato. «Alla festa partecipò anche Silvio Berlusconi, ero presente insieme al senatore Fiorello Provera all’epoca presidente della Provincia. Avevamo un motivo in più per festeggiare perché qualche giorno dopo si sarebbe finalmente riunito il Cipe per approvare il progetto del primo stralcio della viabilità Valtellina. Era stato un percorso tribolato con documenti più volte consegnati e più volte inspiegabilmente spariti. Nel momento più bello della festa arrivò la telefonata che ci avvertiva che per andare al Cipe il ministero delle Infrastrutture voleva una nota firmata dalle quattro persone apicali di Anas (presidente, amministratore delegato e due direttori generali) entro la mattina dopo (tempo massimo per chiudere l’istruttoria) con cui si doveva attestare la reale esistenza dei fondi già disponibili ( i primi 140 milioni perché gli altri 140 arriveranno dopo con la legge finanziaria). Provera abbandonò i festeggiamenti».
Poi ci fu quello che Parolo chiama «un piccolo miracolo». Il «nostro consulente Fabio Mangini riuscì nell’impresa apparentemente impossibile» e per il mattino successivo la lettera firmata dai vertici Anas venne allegata al progetto e il 2 dicembre 2005 il Cipe diede avvio concreto al complesso iter per l’approvazione del progetto della nuova strada.
Si passa al 2007 in Provincia. «Il ministro Antonio Di Pietro era arrivato a Sondrio con la ferma intenzione di bloccare il progetto del primo stralcio condividendo la polemica che veniva alimentata dai partiti di sinistra con il noto slogan “ più larga che lunga”». Veniva contestato il fatto che si spendevano 280 milioni di euro per fare 4 corsie fino a Cosio Valtellino sostenendo che con gli stessi soldi si potevano fare solo due corsie fino al Tartano. «Se avessimo appoggiato quella tesi avremmo perso tutto - dice Parolo -. Ci fu una riunione a porte chiuse in sala giunta della Provincia. Fuori c’erano giornali e tv ad aspettare e tutti i sindaci».
Alla riunione partecipò con Provera, con il presidente della Regione Roberto Formigoni e l’assessore Raffaele Cattaneo, il ministro Di Pietro e per Anas il presidente nazionale Pietro Ciucci. «Mi dissi, o la va o la spacca, attaccai frontalmente Di Pietro: “Ministro lo sa perché in Italia non si riescono a fare le opere pubbliche? Perché i politici si comportano come lei ora, buttano via il lavoro degli altri perché non lo hanno fatto loro”. Fu il finimondo. Di Pietro iniziò ad urlare, ma ottenni il risultato di averlo costretto a dubitare. Si dimostrò per quel che era, un uomo forse rude, ma molto intelligente e leale anche intellettualmente. Fu la svolta decisiva».
Il 14 febbraio 2012 per Parolo coincide invece con la cena di San Valentino sul Frecciarossa per festeggiare la variante di Morbegno. Il progetto per la tangenziale della Bassa Valle era pronto per essere approvato e i soldi erano tutti reperiti ( 280 milioni), ma durante l’ultima decisiva riunione del Collegio di vigilanza a Sondrio il ministero alle Infrastrutture «si inventò la richiesta della revisione prezzi perché il progetto era di due anni prima. Occorrevano altri 20 milioni. Fu fatto presente che in procedura Legge obiettivo la revisione prezzi non era prevista e che essendo in periodo di crisi le imprese avrebbero comunque concorso al ribasso. Ma niente da fare». Dopo qualche mese il presidente della Provincia Massimo Sertori fu convocato a Roma dal capo di gabinetto del ministro, il dottor Ugo Incalza. «Lo accompagnai insieme all’assessore provinciale Costantino Tornadù e all’assessore del Comune di Morbegno Francesco Bongio. Incalza fu di pochissime parole. I 20 milioni aggiuntivi (secondo noi non necessari) erano addirittura diventati 27 senza alcuna motivazione. Dissi che non avremmo accettato mai quei metodi. Fu così convocato il ministro Corrado Passera che telefonò ad Anas e Anas assicurò che il progetto sarebbe stato presentato al Cipe per la sua approvazione con il piano finanziario originario».
E così fu fatto il 23 marzo 2012 con la delibera Cipe 21. «Ricordo che i ribassi d’asta sono stati di oltre 60 milioni al punto che i risparmi consistenti sono già stati impegnati per Tirano. Al ritorno sul treno Frecciarossa, consapevoli che avevamo salvato la variante di Morbegno, il presidente Sertori offrì la cena di San Valentino a me, Tornadù e Bongio».
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