Ci sono comportamenti fatti in modo da prendere in giro gli elettori. Il primo è quello dei combattenti, Berlusconi, Grillo, Di Pietro e ora anche Monti che fanno guerra a colpi di promesse assurde: abbassiamo le tasse, riduciamo il numero dei parlamentari, eliminiamo il finanziamento pubblico ai partiti, eccetera. Mai fatto niente, da nessuno. In lista ci sono sempre gli autori di queste promesse. Ci sono poi i pacifisti, Bersani, Casini, Fini, quelli che, secondo loro, per il bene degli italiani «dobbiamo collaborare, non dobbiamo farci la guerra, anche se le idee divergono dobbiamo metterci assieme». I politici non si fanno mai la guerra tra di loro, ma si spartiscono il bottino.
Gianfranco Longhi
I politici, pur fra vari distinguo, non hanno soprattutto voluto cambiare la legge elettorale. Avremo ancora un Parlamento di nominati, e ci saranno zone d'Italia in cui verranno proposti (imposti) candidati provenienti da altre. Il risultato sarà che pochi, e forse nessuno, conoscerà nulla di coloro che molti verranno chiamati a votare. Il presidente della Repubblica raccomandò ai partiti, dopo aver affidato il governo ai tecnici, d'occuparsi almeno della legge elettorale. Appello respinto. Lo si ascolterà, semmai, nella prossima legislatura. Anzi, lo si dovrà ascoltare per forza.
È probabile infatti che, comunque si concluda questo round, se ne disputerà un altro a breve perché dalle urne non uscirà una maggioranza capace di garantire la governabilità; e stavolta non potrà essere accantonata la riforma fondamentale per il rinnovo del Paese. Un'illusione? Più probabilmente una costrizione. Speriamo nella costrizione per riottenere uno zic di libertà: siamo ridotti a questo.
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