
Cronaca / Lecco città
Sabato 18 Novembre 2017
Non si spaccia più in via Ferriera
La casbah è finalmente sparita
Dopo il blitz, ieri non si incontrava anima viva - I giri dello spaccio di “fumo” si sono trasferiti altrove - Su La Provincia di domani l’intervista al questore Guglielmino
Nessuno. Via Ferriera ieri mattina appariva pressoché deserta. L’unico segno di quello che era accaduto solamente poche ore prima era la sporcizia. Invadente, dilagante, quasi ossessiva. Una sporcizia che sembrava essere il contrappasso tra le attività di spaccio che si svolgevano anche nei confronti dei minori e quello che queste attività lasciano, una volta esauritesi: il più assoluto degrado. Bottiglie di birra in vetro, lattine, stracci, tantissimi contenitori di cartine per farsi le sigarette (o le “canne”), persino un trolley, semi nuovo, abbandonato sul parapetto e con dentro un paio di calze arrotolate. Poi bicchieri di plastica, contenitori di cartone, resti di cibo. Non c’era una “fioriera” che non fosse un piccolo cassonetto della spazzatura, sul lato dell’attraversamento cittadino. Non un centimetro quadro che non fosse sporco. Come dopo il passaggio di un tifone che fa scappare la gente, ma lascia una marea di rottami, via Ferriera ieri mattina si presentava così, in un’atmosfera da “The Day After”.
The day after
Eppure, dopo un po’, qualcuno si è visto passare. Uno studente, un professionista con al sua 24 ore, un anziano. E due ragazzi di colore. Un signore ci fa notare, forse informato della retata dell’altro giorno, che stanno fumando. Un “odore” noto, in effetti, c’è. Ma quando passiamo la “canna” non la notiamo. Forse buttata via nel dubbio fossimo degli agenti in borghese, seppur un po’ fuori forma. Fatto sta che ci salutano con un sorriso e un “Uè, capo, tutto a posto?”. Arrivati al termine di via Ferriera non incontriamo più nessuno.
Ci spostiamo sulla vicina via Carlo Porta per vedere se qualcuno, poco più in là, abbia tentato subito di riprendere il florido commercio al riparo del ponte ferroviario. Ma neanche lì troviamo nulla di sospetto. Sulla via del ritorno ripercorriamo, allora, la via più usata dai lecchesi, ovvero il passaggio del Bennet che, in realtà, altro non è che un deposito di container per il materiale da portare in discarica: cartoni, imballaggi e altro. Si può passare solamente a piedi e gli addetti alle pulizie stanno lavorando, trasportando grossi carrelli pieni di sacchi neri e viola.
Silenzio spettrale
Diamo uno sguardo ai piedi della via Ferriera, lato attraversamento, per vedere se troviamo strani involucri, in stagnola o trasparenti, contenenti la droga della quale magari qualcuno si è disfato. Non troviamo nulla. Forse è stata recuperata in un secondo momento. Alla fine, torniamo sulla rotonda di via Balicco. E a stridere con l’immagine, comunque piena di vita, dei giorni scorsi è la desertificazione di questa zona. Persino sui gradini del Ferrhotel non c’è nessuno, quando nelle scorse settimane si vedeva un vero e proprio mucchio di persone che fumavano (sigarette), ascoltavano musica, scrivevano sul cellulare… Solo due ragazzi di colore si guardano sperduti all’orizzonte. Un gruppetto, appena dentro via Balicco, parlotta concitato. Chissà di cosa. Magari stanno discutendo di quanto accaduto. Magari parlano di quale potrà essere il loro futuro, ora che tutti gli occhi sono puntati loro addosso. Sulle pareti di via Ferriera rimangono i graffiti di “Lecco Street View”, il tentativo di ridare a questo viottolo dignità e decoro. Tentativo fallito, per ora. Ma una frase anarchica, poco più su, nella rotonda con via XI Febbraio, quasi un contrappasso, un monito del fatto che non è solo la repressione la soluzione, qualcuno a bomboletta ha vergato “No al Daspo Urbano, La città è di chi la vive”. Ma ieri via Ferriera, in attesa di chi la torni a percorrere, sembrava una via morta.
Sull’edizioni de La Provincia di domani, 19 novembre, l’intervista al questore di Lecco, Filippo Guglielmino
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