Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 09 Gennaio 2015
«Non mi riconosco più», Miotti rinuncia al titolo di guida alpina
«La direzione che ha preso la nave non mi piace, non è la mia. Quindi scendo prima che lo Schettino di turno la mandi sugli scogli».
Abbandona la sua usuale riservatezza e con una metafora marina, lui che è uomo di montagna, prova a spiegare le ragioni di una scelta drastica quanto dolorosa.
Popi Miotti, guida alpina sondriese dal 1977, punto di riferimento dell’intero movimento provinciale e non solo, lascia l’associazione nazionale e dice addio al suo patentino.
Una decisione ufficializzata con una lettera inviata al presidente dell’Associazione guide alpine italiane (Agai) Cesare Bianchi e, in copia, al Collegio regionale guide alpine lombarde che aveva già lasciato, nel silenzio, tre anni fa, e maturata nel tempo. Non l’impeto di un momento, quanto piuttosto il naturale approdo di un percorso personale sempre più distante da quello “istituzionale”.
La goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo è stata la recente decisione del Collegio ragionale di concedere il patrocinio alla manifestazione di freeride a Livigno «dove accondiscendenza incondizionata verso l’eliski e supina adesione all’imperante filosofia di una tanto proclamata quanto illusoria piena sicurezza, sbandierata a tutti i livelli - scrive su Facebook chi lo conosce bene - , sono i ben riconoscibili elementi che provocano il totale distacco dalla figura di una guida alpina carismatica e l’avvicinamento ad una sedicente figura manageriale».
«Le distanze che mi separano dall’impostazione che oggi viene data alla nostra figura professionale, sono ormai tali che a volte, lo confesso, mi trovo in imbarazzo nel dichiararmi guida alpina - si legge testualmente nella lettera - . Per me è un peso rinunciare ad un titolo che è stato ideale di alpinismo e di una montagna vissuta a 360°, col cuore ancor prima che con i mezzi tecnici. Tuttavia ci sono momenti in cui le decisioni vanno prese senza badare troppo alle convenienze e ai sentimentalismi. Ritengo che questo sia uno di quelli. Come ho già avuto modo di dire in più occasioni, la direzione presa diverge molto dalle mie vedute, ma può darsi che sia quella giusta. Non mi permetto di giudicare per altri, ma mi riservo la libertà di decidere per me stesso e quindi ecco il mio passo».
Un’uscita di scena dall’associazione che non significa l’abbandono della montagna, tutt’altro. «Rinuncio ad accompagnare i turisti - dice Miotti -, ma ho dedicato tutta la mia vita alla montagna e continuerò a farlo, come sono capace, come credo che sia giusto fare. Le guide si sono trasformate in animatori da Club - spiega - c’è una grande esposizione muscolare e tecnica e poca cultura della montagna. Io invece ho sempre ritenuto che le guide alpine dovessero essere il nume tutelare dell’Alpe, non che dovessero far divertire il cliente, ma poter incidere sulle politiche della montagna. E invece non è così. Davanti a quattro soldi della Regione siamo, sono, diventati supini, accondiscendenti. Non fa per me».
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