Una cosa è certa. Nessuno, quando ha votato, avrebbe voluto questo Governo. Se è stato vero, per il Governo dei tecnici, che si è realizzata una sorta di sospensione della democrazia, intesa come esercizio del potere dei cittadini attraverso i partiti, altrettanto si sta realizzando in questa delicata fase della vita del nostro paese. Non dico che non sia necessario. Solo che, a seguito di emergenze in emergenze, alla fine si rischia di dimenticare quelle che sono le regole della vita democratica. Un partito vince, uno governa, e alla fine viene giudicato.
Sergio Vergottini
Questa è la regola. Poi ci sono le eccezioni. Non una sola eccezione, purtroppo per noi. La causa principale è una legge elettorale che può impedire un risultato netto: chi arriva primo vince, sia alla Camera sia al Senato.
Non è così. Napolitano insistette per cambiarla, e anche Monti spronò i partiti a farlo: nessuna risposta. Il risultato è stata la mezza vittoria (mezza sconfitta) del Pd. La mezza sconfitta (quasi vittoria) del Pdl. Un ruolo determinante, nell'aiutare la formazione d'un governo, poteva svolgerlo il Movimento 5 Stelle: rifiutato. Ne è sortita l'emergenza.
E l'emergenza si affronta eccependo alla regola. Certo, non è un bell'agire, pur se legittimo (ricordiamo che è legittimo). Ma ben più brutto sarebbe il ritorno alle urne con la deprecata legge. Correremmo il rischio d'un verdetto simile a quello di due mesi fa. Ecco il perché d'un governo di larghe intese.
Non è un vulnus alla democrazia, ma un cerotto alla medesima. La ferita resta, si spera che i partiti si decidano finalmente a guarirla. Tutti i partiti, anche quelli che vi versano sopra il sale della contestazione demagogica.
Max Lodi
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