Cronaca / Tirano e Alta valle
Mercoledì 04 Dicembre 2013
«“No” scelta vincente
Il lavoro ha pagato»
Che la battaglia referendaria sia finita lo capisci trovando il coordinatore del “comitato del No”, Patrizio Patelli, di nuovo al lavoro. Nell’ultimo mese era praticamente uccel di bosco
Che la battaglia referendaria sia finita lo capisci trovando il coordinatore del “comitato del No”, Patrizio Patelli, di nuovo al lavoro. Nell’ultimo mese era praticamente uccel di bosco, era quasi impossibile trovarlo in negozio. Agli scaffali aveva preferito i gazebo nelle piazze dove ha costruito la sua vittoria.
Numerosi incontri
«Ed è stata la scelta vincente perché abbiamo incontrato la gente e abbiamo spiegato ai cittadini cosa fosse la fusione. Non avessimo creato il “comitato del No” e acceso l’interesse della gente sulla questione fusione, gli amministratori l’avrebbero calata dall’alto in sordina e, quasi inconsapevolmente, i cittadini se la sarebbero trovata, decisa sopra le loro teste. E’ stata la vittoria di Davide contro Golia: io sono stato l’unico consigliere comunale fra i 56 in carica nei cinque comuni del Patto del Mortirolo a votare per il no alla fusione e da quel momento ho trovato altra gente che aveva le mie stesse idee sui rischi della fusione e così il “comitato del No” è nato spontaneo. In dieci persone abbiamo veramente lavorato duro nell’ultimo mese, ma il risultato ci ripaga dagli sforzi. Ci siamo anche autotassati per sostenere i costi della campagna referendaria con 50 euro a testa».
Mai soldi furono spesi meglio per i dieci componenti del comitato che hanno convinto varie centinaia di persone ad opporsi alla fusione grazie alle loro brochure e al “porta a porta” finale. E negli ultimi giorni pre referendum, quelli più tesi e decisivi, Patelli ha dovuto rinunciare all’apporto del suo collaboratore più fidato, Vincenzo Osmetti, che ha dovuto gettare la spugna per seri problemi di salute: «La nostra vittoria è dedicata senza dubbio a Vincenzo - afferma il coordinatore del comitato -. Il suo contributo è stato veramente encomiabile. La sua proprietà di linguaggio e la facilità espressiva ci hanno permesso di consegnare alla popolazione del materiale cartaceo informativo veramente molto chiaro e di facile comprensione. La grande verità è che la stragrande maggioranza della gente neppure sapeva cosa fosse la fusione, ma quando ne ha conosciuto i rischi ha capito di votare no. Abbiamo raccolto il consenso di larghe fette di popolazione col nostro comitato, ma in tanti cittadini hanno fatto fatica ad esporsi pur condividendo le nostre idee. Ringrazio le persone che ci hanno ascoltato, a loro va il merito di questa scelta democratica. Questa mattina molti cittadini che ho incontrato sembravano molto sollevati dal pericolo scampato. Oggi per i nostri comuni è una nuova alba».
Da vincitore Patelli si rivolge ai vinti, ai grandi sconfitti ovvero il pentagono amministrativo della fusione costituito dai sindaci di Grosotto, Mazzo, Tovo, Lovero e Vervio: «Nessuno è indispensabile, c’è bisogno di aria nuova, per coerenza i cinque sindaci fusionisti prima di tutto dovrebbero chiedere scusa agli elettori e dimettersi o almeno trarre almeno le dovute conseguenze dalla sconfitta. La gente non avuto dai cinque sindaci eletti il rispetto del loro patto elettorale, nessuno di loro aveva nei programmi la fusione dei comuni. Volevano sedersi su poltrone ancora più grandi di quelle che già occupano, adesso possono stare seduti su quelle che già avevano ed ascoltare le reali preoccupazioni dei cittadini. Nel caso fosse stata accettata la fusione i cinque comuni sarebbero stati commissariati dal 1 gennaio. Gli attuali sindaci quindi avrebbero dovuto lasciare il loro posto, visto l’esito del referendum lo facciano comunque».
I sindaci negli incontri avuti con le popolazioni avevano auspicato, nel caso poi verificatosi della mancata fusione, che i fautori del “comitato del No” poi si mettessero in prima fila anche nelle prossime elezioni amministrative, ma Patelli su questa proposta è vago: «C’è ancora tempo per le elezioni amministrative. Adesso ci godiamo il risultato ottenuto che salva la storia dei nostri paesi e la loro identità».
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