Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 04 Maggio 2017
No al mercato a chilometro zero
Uno schiaffo al progetto dell’Agrario
Il Comune di Sondrio ferma l’istituto tecnico: impossibile vendere prodotti sulle bancarelle. Il dirigente Antonazzo: «Mortificato il lavoro degli studenti, si poteva chiudere un occhio».
Si trova suo malgrado a fare i conti con la burocrazia e la rigidità delle leggi italiane l’istituto tecnico agrario del convitto Piazzi (Itas) di Sondrio, al quale il Comune non ha concesso il permesso di scendere sulla pubblica piazza con una bancarella di vendita dei prodotti a chilometro zero, nati dalla coltivazione di terreni abbandonati, riportati a nuova vita dagli studenti.
A farsi portavoce dell’amarezza che, dopo il no di Palazzo Pretorio, serpeggia in istituto, è il dirigente scolastico dell’Itas, che non punta l’indice contro le normative in vigore: «Nulla ho da obiettare sulle leggi che regolano la vendita di prodotti - interviene dall’ufficio di presidenza Raimondo Antonazzo -, elencate nel dettaglio nella risposta che abbiamo ricevuto dal Comune di Sondrio», come per esempio l’essere regolarmente iscritti, tanto per citarne una, «alla Camera di commercio».
Premesso ciò, però il preside sottolinea «come non si stia parlando di un’impresa: noi siamo un’azienda agricola scolastica e l’impossibilità, secondo Palazzo Pretorio, di poter proporre i nostri prodotti al mercatino a chilometro zero che si tiene ogni venerdì in piazza Cavour e magari anche in una delle due giornate di mercato settimanale, ha suscitato tanta amarezza nei nostri studenti».
Insomma i ragazzi ci tenevano, anche perché questa attività rientra in un progetto di più ampio respiro: oltre all’azienda agricola creata all’interno dell’istituto, la lavorazione di terreni abbandonati e incolti, concessi loro per tre anni in comodato d’uso gratuito, uno tra l’altro dal Comune, gli altri da privati cittadini. Appezzamenti - circa due ettari in totale -, che sono stati coltivati piantando patate, ribes, verdure, alberi da frutto, mais, in occasione della prima “Giornata di primavera” che nel marzo scorso ha visto circa 130 studenti all’opera in questi campi, oltre che in un vigneto.
«Si chiude un occhio su tante cose - la constatazione di Antonazzo, riferendosi alla posizione del Comune -, altrettanto si poteva fare in questo specifico caso. A maggior ragione trattandosi di un progetto scolastico proposto da un istituto come il nostro, che del lavoro della terra e dei suoi frutti fa il suo punto di forza». Il dirigente ribadisce il dispiacere dei giovani futuri agricoltori, «perché il no che abbiamo incassato di fatto li mortifica, ma soprattutto non ne valorizza l’operato».
Ma l’Itas non intende arrendersi: «Ora valuteremo il da farsi. Non escludiamo di allestire comunque un’analoga iniziativa di esposizione-vendita tra le mura della scuola, proponendo le nostre piantine, ma anche marmellate, sali aromatizzati, verdure e tanto altro».
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