Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 10 Agosto 2019
«Nelle Europee le radici della crisi»
Il leghista Parolo pronto a tornare a Roma: «Era evidente che la situazione fosse degenerata». Della Vedova preoccupato della svolta antieuropeista di Salvini: «Saremo un’alternativa liberal-democratica».
«Quando ci chiameranno andremo a Roma a votare la sfiducia. Non ci sono problemi». La valigia di Ugo Parolo, deputato leghista originario di Colico ma da anni valtellinese d’adozione e d’azione (è stato assessore provinciale a palazzo Muzio), così come quella dei colleghi del Carroccio è pronta. A conferma di quanto lo stesso Matteo Salvini aveva detto dal palco di Pescara - «i parlamentari della Lega sono pronti a venire in aula lunedì e poi anche sabato e domenica» - giovedì sera poco prima che il premier Giuseppe Conte certificasse in diretta tv da palazzo Chigi lo strappo definitivo e aprisse la crisi parlamentare sfociata ieri nella presentazione al Senato della mozione di sfiducia nei confronti del presidente del consiglio. Una crisi che tutti respiravano da tempo e che di sicuro non sorprende Parolo.
«Era del tutto evidente che ormai la situazione fosse degenerata al punto da rendere se non impossibile comunque molto difficile la prosecuzione dell’azione di Governo - dice -. Chi come me ha una certa esperienza politica sa però che queste crisi fino all’ultimo momento possono prendere pieghe inaspettate. Noi parlamentari eravamo pronti a tutto, a questo così come ad altri epiloghi». Della fine anzitempo della legislatura, della decisione cioè di Salvini di staccare la spina, Parolo è venuto a conoscenza soltanto in serata al rientro da un giro in quota che attraverso il passo del Muretto lo ha portato da Chiareggio in Valmalenco al Maloja in Svizzera dove ha incontrato il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana - «incontro assolutamente fortuito» dice.
Una fine arrivata soltanto ora, dopo lo strappo sul progetto del Treno ad alta velocità (Tav), ma che a suo dire affonda le radici nelle elezioni Europee del 26 maggio.
«L’inizio di questa escalation è tutta lì, in quella campagna elettorale - sostiene Parolo -. Nel tentativo di recuperare consensi il Movimento 5 Stelle è tornato a battere sul tasto del giustizialismo e ha improntato tutta la sua propaganda contro la Lega, contro gli alleati di Governo. Purtroppo però - per loro e per la tenuta dell’esecutivo - questa strategia non ha pagato nelle urne segnando piuttosto un solco sempre più profondo con la Lega». Un’alleanza, dunque, il cui equilibrio è stato reso labile dai numeri, tanto da spingere Salvini ad interrompere l’ esperienza di Governo per andare a votare e per, come ha rivelato Conte, «capitalizzare il consenso degli italiani». «Conte - commenta Parolo - è un uomo garbato ma ha usato toni durissimi. Ora ognuno farà la propria battaglia».
Che ormai le urne siano pressoché inevitabili è opinione condivisa anche da Benedetto Della Vedova, segretario tiranese di +Europa già sottosegretario agli Esteri dei governi Renzi e Gentiloni . Anche se la sua analisi parte da presupposti decisamente differenti da quelli dei leghisti.
«Quello di Salvini e Di Maio è il fallimento dell’ideologia e della politica nazionalista, populista e sovranista - dice -. Salvini si è spaventato perché in un anno il Governo ha fatto poco o nulla. Il vicepremier continua a battere sul tasto dell’immigrazione, ma il numero degli sbarchi era già in calo con Minniti e le Ong si occupano solo dell’8% dei migranti in arrivo. Quota 100 è stata una misura sbagliata, fallimentare, la crescita è a zero e lo spread è rimasto stabilmente a quota 200. L’unica dimensione in cui Salvini può avere gioco facile è quella della campagna elettorale, perché scollegata dalla realtà. Ma questa crisi altro non è che il risultato della propaganda e della demagogia con Salvini che prova a scaricare le responsabilità sui 5 Stelle».
Duro anche il commento che il deputato dem Mauro Del Barba, rilanciando un post di Matteo Renzi, affida a Facebook: «Salvini ha evitato la finestra elettorale per portarci nel caos agostano con legge di bilancio incombente - scrive -. Chi non sa governare adora il caos e in fondo spera che Mattarella neghi le elezioni per cercare, come sarebbe suo dovere, un governo alternativo. Cosa di meglio per chi irresponsabilmente ha bloccato l’Italia per oltre un anno che tentare di evitare ogni responsabilità e gridare al complotto?».
In ogni caso pare che la via più probabile dopo la sfiducia a Conte sia quella del voto ad ottobre con una Lega che i sondaggi confermano fortissima.
«Starà evidentemente agli italiani scegliere, ma la vittoria di Salvini - mette in guardia Della Vedova - significherebbe l’uscita dall’Europa, il ritorno alla lira, la totale insignificanza ai tavoli e soprattutto finire nell’orbita di un Paese come la Russia di Putin dove i più elementari diritti vengono calpestati». Per questo Della Vedova rilancia un’alternativa « liberal-democratica, europeista ed ecologista: + Europa è pronta a rappresentare chi vuole battersi senza reticenze per questi valori ed obiettivi».
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