Cronaca / Tirano e Alta valle
Mercoledì 13 Settembre 2017
Morto nell’incidente, gremita la chiesa
per l’addio al manager
Valdisotto, molte le persone rimaste sul sagrato. Presenti tanti colleghi e l’amministrazione comunale. Il ricordo del parroco «Era attento ai più deboli».
Troppo piccola la chiesa di Cepina per accogliere tutti coloro che ieri hanno dato l’ultimo saluto a Massimo Todesco, il manager di 37 anni della Baxter di Grosotto che ha perso la vita venerdì sera in un incidente .
Molte persone sono rimaste sul sagrato ad ascoltare dall’altoparlante le parole dei celebranti, il parroco don Bruno Rocca, don Ottorino Martinelli e il frate tedesco don Andrea. La comunità di Valdisotto e i parenti di Alessandro venuti dal Veneto, guidati dalla mamma Mariella e dal fratello Alessandro, si sono stretti attorno alla moglie Beatrice e alle sue due figlie in tenera età. C’era l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Alessandro Pedrini, che con tutti i componenti della maggioranza hanno salutato Massimo, che aveva fatto parte della loro lista alle elezioni, anche con un manifesto funebre.
C’erano i ragazzi diversamente abili della zona, vicini alla suocera di Massimo, Maria Colturi, che è la presidente dell’associazione. C’erano anche centinaia di colleghi della Baxter che hanno potuto partecipare alla celebrazione, visto che l’azienda ha bloccato le linee di produzione. E c’erano soprattutto le due figlie che avevano in mano un mazzo di rose bianche, le stesse che erano sulla bara del papà. Vicino ai loro nonni hanno accompagnato il feretro in chiesa con mamma Beatrice che ha cercato conforto nell’abbraccio con don Ottorino e con don Andrea, frate amico di famiglia. «Mi sento inadeguato a esprimere le emozioni e il disagio che in questo momenti sono attanagliati dentro di me e dentro di voi», ha detto. Massimo era partecipe alla vita della sua comunità cristiana: «Lo ricordo in sagrestia con Beatrice e le due figlie, era felice della sua famiglia. Partecipava agli incontri parrocchiali. Sul lavoro aveva attenzione per i più deboli e anche il suo impegno amministrativo non era dettato da interessi economici. Ora ci rendiamo conto del fatto che la vita è appesa a un filo. Il dolore c’è e lo esprimiamo anche gridando, ma poi sarà il momento del silenzio, in maniera che Dio possa creare qualcosa di nuovo».
Infine un appello alla moglie Beatrice: «La presenza della comunità dimostra che la gente ti è vicina. Non farti schiacciare dal dolore, custodisci amore e stima per la vita. Bisogna che tu ci dica che è giusto sperare. Il peso della morte non ti faccia morire dentro di te, ma ti faccia amare di più e comprendere la sofferenza altrui».
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