Mortalità, Sondrio è quinta in Italia

Lo studio Con 6.094 decessi tra 2009 e 2018, più 13% rispetto alla media. Parametri positivi sull’inquinamento ambientale, ma paradossalmente penalizzati dalla qualità dell’aria

Sondrio è al quinto posto, sulle 107 province italiane, per tasso di mortalità da tumore. misurato nel decennio che va dal 2009 al 2018.

I decessi, in questo lasso di tempo, sono stati 6.094 su circa 178.208 abitanti, per una media di 609 morti l’anno, con un picco massimo di 651 nel 2014 e un minimo di 570 nel 2012. E con una tendenza al rialzo dal 2014 in poi: solo nel 2015 il dato dei morti è stato sotto le 600 unità- In seguito è salito a 636 nel 2016, 640 nel 2017, e 621 nel 2018. Il tasso di mortalità standardizzato, per la provincia di Sondrio, è stato del 113%, il che significa superiore del 13% in eccesso rispetto alla media.

La fonte

I dati, non certo incoraggianti, sono riportati nello studio condotto da un pool di ricercatori che fanno capo all’Università di Bologna, all’Università di Bari e al Consiglio nazionale delle ricerche, pubblicato sulla rivista “Science of the total environment”, per la parte analitica, mentre sulla rivista “Nature scientific data” verrà pubblicato l’intero dataset decennale con i tassi di mortalità tumorale per tutti i Comuni italiani.

Uno studio certosino, la cui finalità non è solo quella di misurare la mortalità nel decennio considerato, ma di indagare l’impatto su di essa dell’inquinamento ambientale. Questo attraverso una valutazione, provincia per provincia, estesa a dodici fattori quali la presenza di discariche, centrali ad energia termica, industrie chimiche, industrie nelle città, siti da bonificare, aree coltivate, aree urbane, pollini allergenici. Ancora, è stata considerata la densità dei veicoli ed i chilometri di strade presenti, così come l’utilizzo di erbicidi.

Sondrio è quinta per mortalità da tumore, preceduta, in ordine crescente da Pavia, Bergamo, Napoli e Lodi, capoclassifica in negativo. Subito dietro ci sono Cremona, Gorizia, Caserta, Brescia e Piacenza.

La nostra provincia è posizionata molto meglio in classifica rispetto ai parametri scelti per scandagliare l’inquinamento ambientale: per aree coltivate è penultima al 106° posto, per siti da bonificare è 103esima, per chilometri di strade è al posto 99, per presenza di aree urbane al 96, per uso di erbicidi al 93. Ancora, al numero 80 per presenza di industrie chimiche, alla 78 per presenza di centrali ad energia termica, alla 73 per presenza di discariche, alla 72 per presenza di industrie in città, alla 63 per densità di veicoli.

Solo due i parametri più a rischio e che ci vedono fra le prime 50 province italiane più esposte: uno è la presenza di pollini allergenici, che ci colloca alla posizione numero 43, ma a stupire è il secondo parametro considerato, cioè la qualità dell’aria.

«Qui, con una certa sorpresa - dice Roberto Cazzola Gatti, professore associato di Biologia della conservazione e biodiversità all’Università di Bologna e primo autore dello studio denominato “The spacial association between environmental pollution and long-term cancer mortality in Italy” - vediamo che la provincia di Sondrio è al 20° posto per qualità dell’aria. Quindi un posizionamento molto basso, sulle 107 province italiane, prossimo a quello di Lecco, che è 18esima, peggiore rispetto a quello di Trento, che è 36esima, e di Bolzano, che è 32esima. Notiamo però che Como, Bergamo e Brescia, sono messe ancora peggio, perché la prima è quinta in classifica, la seconda settima, la terza ottava. Questo può avere un significato anche per Sondrio - spiega - perché l’aria e il suo inquinamento non conoscono confini geografici. Correnti trasportano gli inquinanti e, magari, la conformazione geografica, morfologica della valle, li trattiene. É lo stesso effetto che ha il fumo passivo sui non fumatori».

La lettura

Una lettura, questa, non nuova, perché già emersa negli anni scorsi, quando si è evidenziato che l’inquinamento dell’aria prodotto o giunto in valle, tende a ristagnare qui, più che altrove, proprio per il fatto di essere, la valle, racchiusa dentro le montagne. E, quindi, per l’incapacità delle correnti presenti di trasportare, all’esterno, gli inquinanti.

«Anche altri parametri, riferiti a province limitrofe - osserva Roberto Cazzola Gatti - come il dato di Bergamo, al secondo posto in Italia per presenza di industrie chimiche o quello di Brescia, seconda per industrie in città o, infine, di Lecco, prima a livello nazionale per presenza di pollini allergenici, possono influire, in qualche modo, sulla qualità dell’aria della provincia di Sondrio».

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