Economia / Lecco città
Martedì 26 Luglio 2016
Monza e Milano,
una sola camera
di commercio
La Brianza taglia i ponti con Lecco e Como
Una maggioranza bulgara per tornare con la metropoli
La Camera di Commercio di Monza e Brianza ha deciso di accorparsi con Milano, tagliando i ponti con ogni ipotesi di unione con Lecco e Como.
La decisione, presa ieri dal consiglio camerale monzese con 25 voti favorevoli, due contrari e un astenuto ora potrebbe rimescolare le carte delle intenzioni regionali sulla definizione delle aree vaste, in questi giorni al centro di polemiche per le ultime dichiarazioni del presidente della Regione, Roberto Maroni, che ha annunciato un piano di smembramento del lago, con le due province di Como e Varese unite, l’Alto Lago insieme a Sondrio e la provincia di Lecco unita a Monza.
Soltanto due contrari
Ora, con la rappresentanza dell’intera economia monzese che va da una parte, con Milano, e quella di Lecco e Como che dovranno decidere se unirsi l’omogeneità territoriale torna a imporsi come una necessità.
Ciò soprattutto dopo che in un documento sul riordino istituzionale territoriale messo a punto a metà mese la Regione ha rispolverato quanto già inserito in un documento dell’anno scorso sulla costituzione di otto “Aree vaste lombarde”, otto “cantoni”, che ricalcano la mappa della riforma sociosanitaria, con le fratture territoriali citate che coinvolgono Lecco e Como.
Sui 28 consiglieri presenti in consiglio a Monza solo tre hanno prese le distanze dall’unione con Milano. A votare contro sono stati il segretario generale della Cisl di Monza e Lecco, Marco Viganò, e Carmine Villani in rappresentanza dei consumatori. Unico astenuto Giuseppe Meregalli, ex presidente di Confcommercio Monza e Brianza.
La Camera di Commercio di Como, che per voce del suo presidente Ambrogio Taborelli ha più volte sollecitato Lecco ad accorparsi anche senza Monza ora torna a rivolgere lo stesso invito chiedendo risposte rapide, perché a partire dalla firma del decreto attuativo, di nuovo promessa questa volta per fine mese in consiglio dei ministri, restano pochi mesi per concludere l’accorpamento. Altrimenti, a decidere sarà il Governo.
Domani (mercoledì), a Como c’è Consiglio Camerale ma, ci dice Taborelli, “non modificheremo il nostro ordine del giorno alla luce della decisione di Monza, perché la nostra posizione non cambia e torniamo a chiedere a Lecco di decidere”.
Possibilista, ma più cauta sui tempi di risposta, Lecco che per ora non annuncia un anticipo di consiglio, la cui data è fissata per ottobre.
I tempi stringono
Anticipare decisioni non è facile in uno scenario nazionale che fra tempi di approvazione del decreto attuativo, scadenza della legge delega e sorti del Governo legate al referendum d’autunno sulle riforme. E non è neanche dato sapere se, approvato il decreto attuativo, la sua applicazione sarà poi così rapida come promesso.
Di certo a preoccupare sono anche alcuni contenuti, fra cui l’incertezza su alcune funzioni camerali che saranno tagliate nei casi in cui si sovrappongono ad iniziative nazionali e le sorti dei patrimoni netti degli enti (circa 22 milioni di euro per Lecco e 32 per Como) che non si sa che destinazione avranno con la fusione, non esclusa l’ipotesi che finiscano nella Tesoreria di Stato.
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